Era legato a un letto nel reparto psichiatrico di un ospedale romano, così un ragazzo tunisino è morto. La scelta assurda del Primario del reparto e le omissioni
Una serie di omissioni e ritardi sono venuti alla luce dopo mesi dal decesso di un ragazzo, di origini tunisine, morto nel reparto psichiatrico dell’ospedale romano San Camillo.
L’indecenza con cui Wissem Ben Abdel Latif è deceduto sconvolge l’opinione pubblica. Legato a un letto per tre giorni e lasciato morire. Il fatto accadeva lo scorso 28 novembre ma, ad oggi, la giustizia ancora tace tra carte protocollate e camuffamenti.
Ragazzo morto legato a un letto, era ricoverato nel reparto psichiatrico | La scelta indecente del Primario dell’ospedale
In Italia da appena un mese, Wissem Ben Abdel Latif, un migrante tunisino è morto lo scorso 28 novembre nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Camillo di Roma.
Una fine indecente, costretto a letto con dei legacci intorno a gambe e polsi per tre giorni. Dopo quasi nove mesi da quella orrenda fine, l’indagine amministrativa della Regione Lazio prende il via per una gravissima omissione da parte del primario del Servizio psichiatrico, Piero Petrini. Il medico, infatti, non avvertì la direzione generale dell’Asl 3 della morte del ragazzo mettendo a disposizione della magistratura la salma in autonomia.
Dalle indagini interne è emerso che un valore alterato del sangue venne ignorato portando il paziente, molto probabilmente, a un attacco cardiaco non rilevato. Ma sono diversi i lati oscuri che girano intorno la triste vicenda di Wissem. Tra tanti la non conoscenza da parte della Regione Lazio di quanto accaduto quel 28 novembre. Informazione arrivata in Regione solo il 5 dicembre. Mentre, la direzione generale della Asl 3 venne a conoscenza della morte solo tramite la ricezione di un messaggio arrivato sul telefono di un medico.
Nelle carte dell’indagine della Regione Lazio protocollate dopo la prima settimana di dicembre 2021 spuntano comunicazioni e lettere dai toni duri. Tra le tante, la missiva da parte della direttrice generale della Asl 3 Roma, Francesca Milito, al primario Piero Petrini che, come riporta Repubblica evidenzia: “Che il primario ha presentato una “generica relazione”. Si contesta, inoltre, la condotta tenuta dallo stesso e conseguentemente l’impossibilità per la direzione di rendere informati i componenti regionali di quanto accaduto”.
L’indagine interna della Regione Lazio si chiuderà il 10 dicembre con alcune azioni volte al miglioramento del reparto. Insomma, una “tirata di orecchie” e nulla più. Nel frattempo, per omissioni, colpe non denunciate e dimenticanze un ragazzo è morto in uno dei modi più orrendi.