Mentre il centrosinistra ormai ha la sua coalizione pressocché stabile, ora Calenda cerca di capire come posizionarsi. Dopo aver rotto il con Pd, il segretario di Azione dialoga con Renzi per formare il così detto terzo polo. Ma tra i due non c’è ancora nessun accordo e secondo le fonti hanno solo parlato un po’ a telefono. Si vedrà cosa accadrà nelle prossime ore. Ma intanto sembra che non ci possano essere più di tanto scossoni tali da modificare le intenzioni di voto. A che percentuali sono i partiti? Al quotidiano online Free.it Alessandro Amadori, direttore scientifico di Yoodata.
Anche nel centrodestra la campagna elettorale è apertissima. Fratelli d’Italia e Lega, infatti, cercano di crescere nei sondaggi. E Giorgia Meloni e Matteo Salvini continuano a contendersi la leadership della coalizione. Ma come si posizionano per ora i due poli? Al quotidiano online Free.it Alessandro Amadori, direttore scientifico di Yoodata
Ora che Calenda si è sfilato, a quanto è data la coalizione di centrosinistra?
“Io sospetto che Calenda sia stato un po’ sopravvalutato e quell’ipotetico effetto buster, effetto magnete o altre similitudini che avrebbe dovuto esercitare era tutto da dimostrare. Era veramente una mera ipotesi che Calenda potesse generare un forte allargamento dei consensi. Ogni tanto si creano dei fenomeni di think gropu, cioè di pensiero gruppale del tutto privi di un fondamento empirico. E su questo si costruisce una intera narrazione. Calenda valeva, e secondo me vale tuttora, il 6% e non di più. I valori delle altre forze sono stati abbastanza stabili nelle ultime settimane. Salvo una tendenza a una lieve polarizzazione, cioè a una crescita non vorticosa di due partiti principali, Pd e Fdi”.
Quindi il Pd lo vede comunque a buon punto?
“Sta nascendo una sorta di bipolarismo sfilacciato. Non c’è nessun partito che raggiunga quota 30 ma ci sono Pd e Fdi che valgono grossomodo il 24%. Loro hanno avuto questo processo di irrobustimento. Dopodiché, i valori sono quelli di prima. La coalizioncina con Verdi e Sinistra italiana vale intorno al 4%. E siamo quindi dal 24 al 28%. Ci aggiunga +Europa che i suoi 3 punti li può fare e arriviamo al 31. Questo è il valore stimato: tra il 30 e il 33%, non di più come area base. Con Calenda avrebbe potuto raggiungere quota 37-38%. Sempre molto lontano dal centrodestra. Calenda toglie quei 5 punti, niente di più e niente di meno”.
Calenda con +Europa sono al 6% o valgono di più? A Renzi conviene allearsi con lui?
“Indubbiamente a Renzi conviene. Renzi rischiava davvero di non raggiungere la soglia per entrare in parlamento. Quindi, il problema ce l’aveva davvero fino a due giorni fa. Ammesso che Calenda non debba fare la raccolta firme. Che esista una piccola area di centro è un dato di fatto. E’ sempre esistita e l’aveva catalizzata quasi integralmente Monti, con il suo esperimento elettorale.
E’ un’area che in Italia tradizionalmente vale intorno al 10% ma non esiste un grande centro. Io non lo vedo e non ci sono numeri che ci dicano che alle prossime elezioni questo gruppo arriverà al 20%. Comunque, sì, a Renzi conviene allearsi con Calenda. Sono due personalità per certi aspetti molto simili. Qualcuno, scherzosamente, li ha definiti gli sfasciacarrozze della politica. In qualche modo ha senso che si mettano insieme, non solo per la contingenza politica del momento. Perché probabilmente su questo centro centro si può costruire un’offerta politica”.
Pensa che si creerà un grande centro?
“Io non credo a questa ipotesi dell’enorme centro che starebbe per formarsi, ribadisco. Le appartenenze politiche continuano ad esistere e anzi, come vede, nonostante l’offerta politica cerchi di evitarlo, si sta riformando una sorta di bipolarismo strano. Ci sono due partiti principali, Pd e Fdi, con delle connotazioni di appartenenze molto precise che tendono a crescere”.
Il centrodestra arriva sopra il 45% secondo lei?
“Anche qui, facciamo dei conti. Considerando che le intenzioni di voto a destra sono molto stabili e non ci sono stati processi di rimodulazione dell’offerta. Ci sono tre partiti che da settimane hanno delle precise dimensioni di riferimento. Fratelli d’Italia è tra il 23 e il 24% e potrebbe anche essere sovrastimato, in effetti. Non è così scontato che questo voto potenziale diventi poi effettivo. Comunque noi consideriamolo al 24%.
Elezioni sondaggista Amadori a Free.it | “Bipolarismo sfilacciato nessun partito arriva al 30%. Italiani consapevoli dell’importanza del…”
La Lega a seconda delle rilevazioni è al 14%. E già così la coalizione arriva al 37%. Ci aggiungiamo Forza Italia che ha questo suo piccolo tesoretto di voti stabile al 7%. E’ un voto legato alla figura di Silvio Berlusconi. E siamo già al 44%. Ci aggiunga qualche lista o partitello minore e si arriva tra il 45 e il 47%”.
Manca ancora più di un mese al voto, crede che alla fine queste ipotesi rispecchieranno il risultato finale?
“Stiamo parlando ovviamente di probabilità, non di statistiche affidabili. Questa è una elezione particolare. Non tanto per il periodo in cui avviene, ma per il fatto che c’è stato un tempo minimo per organizzare la campagna, subito dopo una lunga esperienza di politica sospesa. Perché, in ogni caso, la pandemia e i conseguenti governi hanno portato a un forte ridimensionamento dell’attività dei partititi.
Quello che è anomalo è che si vota tra pochissimi giorni, con i partiti spiazzati, del tutto impreparati. E infatti non siamo ancora in campagna. Siamo in pre-campagna, nella fase precedente che è quella in cui si costruiscono le alleanze. Poco tempo dopo due anni di sospensione dell’attività dei partiti e anche di bassa visibilità. Questo sì che impatta sull’organizzazione dell’offerta e sul voto”.
Secondo lei gli italiani andranno a votare o ci sarà astensionismo?
“La risposta tendenzialmente è un po’ stereotipata. Siamo a fine estate, un’estate tra l’altro caldissima, quindi si immagina che ci sarà più astensionismo. Che l’astensionismo punirà di più il centrodestra….Sono tutte deduzioni fatte a tavolino. Io, al contrario, ho la sensazione che gli italiani stiano cogliendo l’importanza di questo appuntamento.
È il primo voto politico dopo la pandemia e durante una guerra in Europa. In un momento in cui si addensano nubi economiche e sociali. Gli italiani, quando avvertono l’importanza del momento, vanno a votare. Non sarà plebiscito, ma può darsi che non ci sarà tutta questa astensione.
La gente lo sa benissimo che in base a come voterà, si deciderà l’orientamento del paese per i prossimi 5 anni. Poi meno, perché come al solito dopo due anni cadrà. Ma intanto, l’importanza dell’appuntamento c’è. In ogni caso, ribadisco, nessuna ha la verità in tasca”.