La svolta americana sull’aborto, dopo la cancellazione della sentenza Roe vs Wade da parte della Corte Costituzionale che ha di fatto abolito a livello federale il diritto alle interruzioni di gravidanza, sta producendo una stretta soprattutto in alcuni Stati conservatori. L’Indiana nelle scorse ore ha fatto il primo passo.
La decisione dello Stato ha fatto infuriare la Casa Bianca con il presidente americano, Joe Biden che ha criticato aspramente i governatori locali.
E’ un’iniziativa “devastante”, un “altro passo radicale dei repubblicani per strappare alle donne i loro diritti“, afferma la Casa Bianca premendo sul Congresso affinché agisca “immediatamente e approvi una legge che ripristini i diritti” previsti dalla Roe v. Wade, la storica sentenza sull’aborto di recente abolita dalla Corte Suprema.
Biden quindi ribadisce il suo impegno in prima linea a “difendere le libertà delle donne” dagli attacchi dei repubblicani.
Ma l’Indiana tira dritto varando una stretta quasi totale all’aborto, divenendo così il primo stato americano a vietarlo dopo la decisione shock della Corte Suprema.
Il Senato dell’Indiana a maggioranza conservatrice ha approvato con 28 voti a favore e 19 contrari il divieto all’aborto poche ore dopo il via libera della Camera. Il provvedimento è stato poi inviato al governatore, il repubblicano Eric Holbcom, che lo ha firmato tramutandolo in legge. La misura entrerà in vigore il 15 settembre e prevede l’aborto solo in caso di incesto e stupro, di anomalie letali del feto o quando è strettamente necessario per prevenire la morte della mamma.
Le eccezioni previste, ha detto Holbcom, sono state “attentamente negoziate” per affrontare alcune delle “circostanze impensabili che una mamma o un bimbo non nato potrebbero trovarsi ad affrontare“. Gli attivisti pro-aborto non nascondono la loro delusione e parlano di un provvedimento “crudele che si rivelerà devastante per le donne incinte e le loro famiglie“, ha commentato a caldo il presidente della Planned Parenthood Federation of America, Alexis McGill Johnson.
L’Indiana era uno dei pochi stati conservatori a non avere una cosiddetta “trigger law”, ovvero una norma che avrebbe vietato l’aborto immediatamente dopo la decisione della Corte Suprema. Questo lo ha reso una destinazione per molte donne di stati vicini per ottenere un’interruzione di gravidanza. Di recente una bambina di soli 10 anni stuprata si era recata nello stato, a Indianapolis, per ottenere un aborto dopo che gli era stato negato nel suo Ohio.
Un caso che ha suscitato l’indignazione degli attivisti e della Casa Bianca, anche perché la ginecologa che lo ha effettuato è divenuta oggetto di minacce. Con la stretta varata dall’Indiana ora il rischio – mettono in guardia gli attivisti – è che molte donne saranno costrette a viaggi lunghi per un aborto o a portare avanti la gravidanza contro la loro volontà.
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