Sparatoria Pescara, chi c’è dietro al killer che ha sparato all’architetto e all’ex calciatore. Il sopravvissuto piantonato in ospedale: se si sveglia può dare la svolta all’inchiesta.
Walter Albi non ce l’ha fatta ma Luca Cavallito è ancora vivo. Le sue condizioni sono leggermente migliorate e se dovesse farcela potrebbe mettere gli inquirenti sulla pista giusta per arrivare ai mandanti dell’agguato.
Otto colpi di calibro 9 esplosi in mezzo minuto non sono bastati, il killer non ha portato a termine il lavoro. E il rischio che possa tornare per regolare definitivamente i conti è alto. Per questo motivo il livello dall’allerta all’ospedale di Pescara è massimo. Tre uomini piazzati 24 ore su 24 davanti alla porta della rianimazione, Cavallito è piantonato a vista. Sorvegliato speciale, Poliziotti, Carabinieri e Finanzieri a protezione, perché quella sera l’architetto e l’ex calciatore sono stati traditi da qualcuno che stavano aspettando seduti al tavolino del bar. Qualcuno con cui probabilmente i due erano entrati in affari. Il padre di Cavallito ieri ha raccontato che suo figlio e Walter Albi volevano realizzare un albergo sul porto turistico.
Sparatoria Pescara, mafia e affari sporchi: l’ipotesi degli inquirenti
Un’esecuzione in perfetto stile mafioso, Cavallito certi giri li conosceva bene: nel 2012 fu catturato assieme a una banda di Cerignola con 200 panetti di hashish in auto e pare che non abbia mai smesso di frequentare quegli ambienti.
Secondo gli inquirenti i due potrebbero essersi infilati, a loro insaputa, in qualche affare sporco. La mafia pugliese, così come la ‘ndrangheta riciclano i proventi del traffico di droga investendo sui territori. “Le modalità sembrano sicuramente da regolamento di conti. Chi ha sparato è un professionista, non è uno che è uno che ha improvvisato”, ha spiegato il Sindaco di Pescara Carlo Masci, subito dopo la sparatoria.
Ad aprire il fuoco contro Albi e Cavallito potrebbe essere stato un killer professionista ingaggiato dalla criminalità organizzata pugliese. Stando all’ipotesi formulata dagli investigatori, uno dei due destinatari dell’esecuzione, potrebbe essere finito in un giro di riciclaggio di denaro sporco della Sacra Corona Unita. Il movente ancora non c’è, ma secondo gli inquirenti si tratterebbe di questioni economiche. Si continua ad indagare sul passato delle vittime e gli addetti ai lavori parlano di un appuntamento con qualche persona che i due avrebbero atteso al bar.