Il caro prezzi ha costretto gli italiani a comprare di meno e a mangiare anche meno. Meno pasta, meno frutta, meno latticini. Sono stati dimezzati gli acquisti di tutti quei prodotti che hanno subito i rincari maggiori. Ci si è messa poi anche l’inflazione. Ed ecco che i consumi calano. Un pessimo segnale per l’Unione Consumatore. A Free.it Mauro Antonelli.
I dati Istat pubblicati oggi ci dicono che le vendite al dettaglio sono in aumento in valore alla fine del secondo trimestre 2022. In realtà non è un valore reale. I risultati sono falsati, infatti, dall’aumento generalizzato dei prezzi. Perché, in realtà, i volumi sono in calo sia nel primo sia nel secondo trimestre di quest’anno. E gli italiani hanno iniziato a dover scegliere cosa mettere nel carrello. A Free.it Mauro Antonelli dell’Unione Consumatori.
I dati Istat pubblicati oggi e relativi a giugno vi hanno spaventato? Perché?
“Purtroppo, quello che emerge dai dati Istat, la situazione per le famiglie è sempre più complicata. A giugno, infatti, le vendite in valore al dettaglio sono scese dell’1,1% rispetto al mese precedente e sono invece salite dell’1,4% su base annua. Sono dati pessimi!”
Cosa vuol dire?
“Vuol dire che il caro vita, che ha colpito soprattutto il settore alimentare, ha costretto le famiglie a ridurre gli acquisti meno necessari. A cominciare, quindi, dai beni non alimentari.
Caro prezzi, Antonelli (Unione Consumatori) a Free.it | “Calano consumi per risparmiare. Al supermercato si compra di meno soprattutto…
Ma anche il cibo risente del caro bollette e anche se le vendite salgono in valore, +0,4% su maggio 2022, scendono in volume, -0,8%. Insomma, gli italiani mangano meno! Sono stati costretti a fare dei tagli, a fare delle scelte”.
E l’aumento che si vede su base annua non è un buon segnale?
“Su base annua l’aumento delle vendite è solo un’illusione ottica! I dati, infatti, sono gonfiati dall’inflazione. Le vendite depurate dall’effetto dovuto alla dinamica dei prezzi, infatti, segnano una caduta. Passando dal +1,4% di quelle in valore al -3,8% di quelle in volume. Per quelle alimentari si passa addirittura da +4,5% a -4,4%, con un salto addirittura di 8,9 punti percentuali”
Per confermare l’andamento, abbiamo fatto degli studi che ci mostrano chiaramente il fenomeno. Le vendite di giugno in volume, nei dati destagionalizzati, non solo scendono su maggio 2022, ma sono inferiori. Sia nel confronto con quelle di febbraio 2020, ultimo mese pre-lockdown, con -1,8% (-3,9% quelle alimentari). Sia rispetto a gennaio 2020, ultimo mese pre-pandemia, con -0,5 per cento”.