Secondo le prime risultanze dell’autopsia, durata circa sei ore, effettuata oggi all’ospedale di Civitanova Alta (Macerata) sul corpo dell’ambulante nigeriano, le cause della morte di Akila sarebbero compatibili con quelle ipotizzate dagli inquirenti.
Sul corpo dell’ambulante nigeriano sono stati eseguiti prelievi per ulteriori indagini per capire fino in fondo il motivo del decesso considerato che dal momento dell’aggressione alla sua morte sarebbero passati 49 minuti.
Filippo Ferlasto, l’uomo che ha ucciso Alika Ogorchukwu e ora detenuto nel carcere di Montacuto (Ancona) per omicidio volontario e rapina, ieri ha riferito al gip durante l’udienza di convalida che “Alika era vivo quando sono andato via, respirava“. Nell’ordinanza per la misura cautelare si rileva che i due agenti delle Volanti del Commissariato di polizia, hanno bloccato Ferlazzo alle 14:11. I medici hanno riscontrato il decesso alle 15.
L’aggressione, stando alle immagini in possesso alla polizia (quelle riprese dal sistema di pubblica sicurezza lungo corso Umberto I) è durata al massimo quattro minuti. E dal momento in cui l’omicida è stato bloccato a quello in cui il cuore del nigeriano ha smesso di battere sono passati 49 minuti.
I dati relativi all’autopsia hanno stabilito che la morte di Alika è compatibile con quella da schiacciamento. Ulteriori indagini richieste chiariranno il motivo della morte di Alika e serviranno alla Procura per le relative valutazioni sul caso.
Schiacciato dalla furia e dal corpo di Filippo Ferlazzo. Un peso e una violenza che avrebbero causato il soffocamento di Alika Ogorchukwu. I nuovi esami serviranno per capire se lo schiacciamento abbia causato traumi e il collasso degli organi vitali, primi fra tutti i polmoni, decisivo per il decesso. Da capire cosa sia successo in quei 49 minuti dopo l’aggressione. Elementi che serviranno alla Procura, ma anche alla difesa.
Per ora poco filtra dei responsi autoptici sui quali il pm Claudio Rastrelli ha chiesto il più stretto riserbo. Dopo la conclusione dell’autopsia, il medico legale Ilaria De Vitis ha passato la palla alla Procura per le comunicazioni, riferendo solo di aver proceduto a fare diversi prelievi. Riserbo anche dal consulente di parte nominato dalla famiglia di Alika, Francesca Tombesi, che comunque ha osservato: chiarita la causa della morte, senza fornire altri particolari.
Ma in attesa che gli esami autoptici forniscano le risposte definitive sulle cause della morte del 39enne, aggredito e ucciso in strada a colpi di stampella e poi a mani nude dopo aver chiesto insistentemente l’elemosina, la famiglia attende adesso il nullaosta per poter pensare all’ultimo addio al loro congiunto. La moglie di Alika, Charity Oriachi, deciderà se far celebrare i funerali in Nigeria o in Italia.
Prima dell’autopsia, la tragica incombenza del riconoscimento del corpo parte della moglie. La vedova ha voluto vedere il marito per l’ultima volta. “Un momento straziante – ha riferito Francesco Mantella, legale che tutela i familiari della vittima – di profonda disperazione“. Ad accompagnare Charity nella saletta per il riconoscimento c’erano il fratello di lei e una donna, pastore della comunità nigeriana, che l’hanno dovuta sorreggere.
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