90 minuti di scontri continui con le forze dell’ordine, 14 agenti feriti, sabato scorso a San Didero in val Susa, si riaccende il faro sulla violenza dell’ala più estremista del movimento No Tav comandata militarmente dal centro sociale Askatasuna.
Ieri una interrogazione comunale di Fratelli d’Italia che ha chiesto al Sindaco di Torino Lo Russo lo sgombero di un palazzo di proprietà del comune e occupato da tempo dai militanti anarchici.
Tornano al centro della ribellione violenta sulla realizzazione dell’alta velocità Torino-Lione le tecniche di guerriglia militare affinate negli anni con frequenti viaggi in Kurdistan, armi fabbricate artigianalmente ispirate alla ribellione dei minatori asturiani, dal 1934 e nel corso degli anni, violente rivolte di piazza contro il regime conservatore delle Asturie, decine di poliziotti morti.
C’è scritto anche questo in una informativa che la Digos di Torino ha consegnato ai magistrati troinesi finita nell’inchiesta su Askatasuna. Due anni di indagini che racchiudono oltre 20 anni di episodi criminosi sostengono gli investigatori, circa 10 mila pagine con almeno 300 mila intercettazioni telefoniche ed ambientali. E poi le specifiche sulle armi utilizzate durante gli scontri, come si vede in queste immagini, bazooka fabbricati artigianalmente, in gergo tra i militanti li chiamano “Sparapatate”, ma invece sparano razzi esplosivi.
Si fabbricano con tubi idraulici collegati da cerniere di metallo, tutto alimentato da aria compressa con normali bombolette come quelle dei deodoranti. Nelle intercettazioni gli antagonisti dicono proprio di ispirarsi alle alle stesse armi utilizzate dai minatori asturiani, eccoli durante le rappresaglie violente. Ma nel dossier c’è molto altro, la strategia del consenso, il metodo su come autofinanziarsi, attraverso i campeggi i festival, in una sola sera il collettivo Askatasuna può portare a casa fino a tremila euro, senza pagare tasse ne scontrini su cibo e fiumi di birra spillati. Un giro di soldi che serve a reperire il materiale per gli scontri ma anche i viaggi di aggiornamento militare fatti all’estero.
Dalle intercettazioni emergerebbe anche come il Movimento No Tav è solo la copertura delle azioni violente. Tutti elementi che l’accusa mostrerà durante il processo che viaggia su due binari, da una parte nei giorni scorsi il rinvio a giudizio di 28 militanti di Askatasuna, prima udienza a ottobre.
Dall’altra le misure cautelari, il riesame ha riconosciuto l’associazione criminale, e non l’eversione, i legali degli antagonisti hanno fatto ricorso in cassazione. L’ultimo organo di giudizio con i suoi tempi dovrà decidere se eseguire le misure restrittive per gli indagati oppure no.
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