E’ iniziato agosto e dunque manca solo un mese e mezzo al voto del 25 settembre. Mentre la coalizione di centrodestra ha già trovato l’unione, nel centrosinistra ancora non c’è chiarezza. Come stanno andando le cose in queste settimane? Gli italiani si sentono coinvolti dalla politica? A Free.it il politologo dell’Università di Bologna Gianfranco Pasquino.
Nel centrosinistra si continua a discutere e a mettere veti. Ma anche nel centrodestra non tutti i nodi sono stati sciolti. Ci sono questioni che i leader dei partiti non hanno ancora discusso e su cui non hanno nemmeno la stessa visione. Il quadro è ancora molto confuso e nemmeno si è iniziato a discutere di programmi e problemi concreti. Per fare un po’ di chiarezza sulla situazione, Free.it ha parlato con il politologo dell’Università di Bologna Gianfranco Pasquino.
Il centrodestra sembra in vantaggio. Crede che lo manterrà o potrebbero esserci crepe da qui al 25 settembre?
“Il vantaggio indubbiamente c’è ma ci sono già delle crepe, che riguardano le modalità di scelta della leadership, la modalità di scelta dei ministri. Il come stare in Europa e come rapportarsi con Putin. Ci sono delle chiare differenze d’opinione e può darsi che esplodano. Dipende da come va la situazione fuori. E’ chiarissimo che Giorgia Meloni ha una posizione atlantista e anti putinista. L’atlantismo degli altri due è più tiepidi. E sia Salvini che Berlusconi hanno un atteggiamento molto ambiguo nei confronti di Putin”.
Il centrosinistra, invece, è ancora in alto mare. Cosa ne pensa?
“Penso che siano in una situazione complicata nella quale non è tanto il fatto che sono distanti. Il fatto è che dicono in pubblico che sono distanti. E questo crea confusione in un elettorato che forse vorrebbe sconfiggere il centrodestra. Ma che si chiede come possano stare insieme tutti quelli. Bisticciano in continuazione, sono davvero un’alternativa credibile?”
Quale potrebbe essere, dal suo punto di vista, una soluzione credibile?
“Ah, se la sapessi sarebbe bellissimo. La soluzione naturalmente è che si mettano insieme a condizioni chiarisse. Su tutto, non solo per quanto riguarda la distribuzione dei collegi. Ma nelle politiche su cui sono d’accordo. E che lo dicano chiaro e forte che sono d’accordo su quelle tematiche. Invece passano il tempo a mettere veti, a dettare condizioni su chi ci deve essere e chi non ci deve essere. Parlando spesso più attraverso i media che tra di loro a un tavolo di confronto. Bisogna che tutti facciano non un passo indietro, ma un passo di lato e tengano la bocca chiusa. Mi sembra una soluzione un po’ delicata. Perché credono di essere tutti dei galli e invece alcuni di loro sono semplicemente dei polli”.
Pensa che la gente andrà a votare?
“Io sono uno di quello che pensa che l’astensionismo non sia un rischio. Chi non va a votate si arrangi, peggio per lui. Consente a chi va a votare di decidere anche per sé stesso.
Dopodiché, penso che negli ultimi giorni di campagna elettorale la maggior parte degli italiani farà l’attenzione necessaria a prendere una decisione. Mi aspetto all’incirca un 70% di affluenza. Penso che i più perplessi, come sempre accade, verranno portati a votare dai più convinti”.
Secondo lei, considerando le ferie, le vacanze, il clou della campagna elettorale sarà nelle prime settimane di settembre?
“Ma guardi, io penso che, contrariamente a quanto si dice in questi giorni e contrariamente a quanti si pensi, gli italiani in spiaggia parlano. Parlano di diverse cose, tra cui il calcio, il gossip, di cinema ma anche di politica. Cioè, paradossalmente, in vacanza si ha più tempo per discutere, informarsi, chiacchierare. Durante il resto dell’anno sono certamente più impegnati con il lavoro, i figli, la famiglia, lo stress. E c’è meno attenzione. Adesso, invece, c’è tempo, si discute magari al tavolino del bar”.
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