La spesa per gli italiani arriverà a costare ben 9 miliardi in più. A dirlo è un rapporto di Coldiretti. A contribuire a questa situazione c’è sicuramente l’inflazione ma non solo. Anche la guerra in Ucraina, le speculazioni e i danni del cambiamento climatico stanno rendendo la situazione ancora più complessa. A Free.it il responsabile economico di Coldiretti, Lorenzo Bazzana.
L’aumento dei costi per la spesa sta mettendo in estrema difficoltà milioni di persone in Italia. Sono 2,6 milioni, per esattezza, il numero di italiani che sono costrette a chiedere aiuto per mangiare. Perché non riescono a fare la spesa tutte le settimane. Il dato è parte di un dossier di Coldiretti basato su dati dell’Istat. A causa di quanto sta accadendo, tra siccità, guerra, instabilità geopolitica e rincaro dei prezzi, sale a 5,6 milioni il numero delle persone in povertà assoluta nel nostro Paese. A Free.it il responsabile economico di Coldiretti, Lorenzo Bazzana.
Cosa è emerso dal vostro rapporto?
“Abbiamo calcolato un aumento che pesa 9 miliardi sulle famiglie italiane. Lo abbiamo quantificato analizzando i dati dei primi sei mesi dell’anno. E questa cifra riguarda solo la spesa alimentare. E conseguenza dell’aumento dell’inflazione e di altri fattori concomitanti di questo periodo”
Cosa è emerso dalla vostra indagine?
“Nella classifica dei rincari che abbiamo stilato, la verdura è al primo posto, perché costerà complessivamente 1,97 miliardi in più. Subito dopo, ci sono pane, pasta e riso, che costeranno di 1,65 miliardi in più rispetto all’anno scorso. Anche carne e salumi aumenteranno di 1,54 miliardi, mentre la frutta peserà solo, si fa per dire, 0,92 miliardi,
Poi, nella lista dei rincari, ci sono ancora latte, formaggi e uova, che costeranno 0,78 miliardi in più. E ci sono il pesce, con 0,77 miliardi di incremento, e olio, burro e grassi vari, che costano 0,59 miliardi. Poi ci sono aumenti anche per le acque minerali, per le bevande analcoliche e per dolciumi vari. Questi prodotti avranno un rincaro più limitato”.
Cosa ha contribuito a questo aumento vertiginoso?
“Sicuramente ha contribuito il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute del +29% in un anno. E poi i contraccolpi del conflitto in Ucraina hanno fatto lievitare i prezzi. Per esempio, il mais è aumentato del 66% e il prezzo del grano tenero è salito addirittura +83%. Poi pesa, ovviamente, l’inflazione me non solo”.
E cos’altro?
“La siccità. La siccità tremenda di quest’anno ha messo in difficoltà gli agricoltori e allevatori. C’è stata una contrazione delle rese che ha, di conseguenza, diminuito la disponibilità di prodotto.
Basti pensare che on a causa della mancanza di pioggia nel 2022 la produzione di grano in Italia è stimata quest’anno in calo del 30%, con punte che arrivano al 45% nel nord Italia. E’ un disastro. E questo non contribuirà a far calare i prezzi. Se non pioverà presto, le cose potrebbero anche peggiorare”.
Avete calcolato se e quando ci potrà essere un rallentamento della crescita dei prezzi?
“Stante la situazione attuale è difficile che rallenti l0inflazione, costi di produzione, siccità, non ci sarà una grande disponibilità di prodotto nei prossimi mesi. Tutti gli indicatori sono in contrazione. Ci vorrebbe la sfera di cristallo per sapere se ci sarà una diminuzione dei prezzi”.
Oggi dovrebbero partire le prime navi con il grano dai porti ucraini. Pensa che questo potrà cambiare un minimo la situazione?
“Ovviamente, se ci fosse una maggiore disponibilità di prodotto ci potrebbe essere un contenimento dei prezzi. Bisogna però che queste navi partano davvero, sono settimane che ne sentiamo parlare”.
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