A Bruxelles i ministri dell’ambiente dell’Ue hanno trovato un accordo sul taglio dei consumi di gas. Non è stato semplice ma, alla fine, in vista di un possibile ulteriore taglio delle forniture, i ministri hanno trovato un compromesso. Il piano è meno rigido del precedente, per andare incontro alle diverse esigenze degli Stati. Intanto, però, in Europa c’è molta preoccupazione per l’ennesima riduzione del 20 della capacità del gasdotto NordStream1. Al quotidiano online Free.it Michele Governatori, esperto di energia e gas per il Think Tank europeo ECCO.
Da oggi il gasdotto Nord Stream 1 riduce i flussi di gas russo alla Germania del 20%. Ufficialmente per lavori di manutenzione a un’altra turbina, ufficiosamente per ricattare l’Europa e costringerla a togliere le sanzioni a Mosca. Da oggi, dunque, il flusso scende a 33 milioni di metri cubi, mentre normalmente il gasdotto ha una capacità giornaliera di circa 167 milioni di metri cubi. Già a giugno A giugno, Gazprom aveva ridotto quel volume a soli 67 milioni di metri cubi al giorno. Cosa comporta tutto questo per l’Europa e per l’Italia? Cosa ci aspetta quest’autunno? Al quotidiano online Free.it Michele Governatori, esperto di energia e gas per il Think Tank europeo ECCO.
Ieri è stato trovato un accordo sulla riduzione dei consumi di gas. L’Italia ha avuto il “permesso” di ridurre solo del 7% e non del 15%. Cosa ne pensa?
“Penso che ridurre i consumi, almeno per quest’inverno, sia la cosa migliore da fare. L’Europa sta intervenendo perché gli Stati membri per buona parte non lo hanno fatto autonomamente. E avrebbero potuto. Non ci sono alternative al razionamento. Il punto è quanto intelligentemente sarà fatto. E’ chiaro che in un contesto in cui si danno sussidi a pioggia un po’ a tutti, anche a quelli che non ne hanno bisogno per limitare l’impatto dei prezzi, il razionamento diventa più complicato. Adesso, a fronte di questo, bisognerà trovare di nuovo un modo per decidere chi consuma e chi no. Qui è il nodo, secondo me. Questa è la questione più complicata che, se si arriverà all’emergenza, dovrà risolvere l’Ue”.
Ridurre del 7% cosa significa, concretamente?
“Intanto, c’è una buona notizia e cioè che i consumi si stanno già riducendo. Se guardiamo i dati di giugno 2022, vediamo che i consumi residenziali e industriali di gas sono scesi rispetto all’anno scorso del 10%. Questo vuol dire che i clienti stanno già riducendo, reagendo ai prezzi alti. Il problema resta per il termoelettrico, che si è mangiato buona parte delle riduzione che menzionavo. Perché, purtroppo, la carenza di idroelettrico ha reso critica la produzione di energia. E ha reso necessario un aumento anziché una riduzione, come sarebbe stato naturale.
Questo è effettivamente un nodo. C’è di buono che l’economia sta già reagendo a questi prezzi. E i consumi si stanno già contraendo. Se passasse l’emergenza idrica, io credo che la riduzione del 7% potrebbe anche non richiedere razionamenti. Moltissimo dipenderà dalle piogge. Se piove e abbiamo l’idroelettrico, la situazione del gas e del termoelettrico si normalizza. E noi stiamo già risparmiando”.
Da oggi Nord Stream riduce il flusso del 20%. Cosa significa questo per noi?
“La Russia sta continuando a fare quel che stava facendo già prima della guerra in Ucraina. Cioè, amministrare il suo export in modo da tenere alta la preoccupazione degli acquirenti. E quindi i prezzi delle transazioni. Al di là delle scuse tecniche, turbine non turbine, io mi aspetto che la Russia continuerà con questa strategia.
Non chiudere totalmente, ma modulare i rubinetti in modo da tenersi sulle spine e far sì che i prezzi siano molto alti. Non c’è niente di meglio per Mosca. Che con volumi ridotti di gas, fattura molto di più di quanto faceva prima della crisi Ucraina”.
Questa riduzione compromette gli stoccaggi?
“Qualunque riduzione rende più difficile lo stoccaggio. Però in Italia non siamo lontani dagli obiettivi. Siamo un po’ indietro ma non siamo lontanissimi. E’ chiaro che una minore disponibilità di gas quando avviene in estate va a rallentare gli immagazzinamenti. Il razionamento dei consumi diretti, se ci sarà, avverrà in inverno.
E’ anche vero che il governo ha socializzato il costo del gas da mettere negli stoccaggi. E oggi è la stessa Snam che con risorse pubbliche compra il gas da immagazzinare. Quindi, si può discutere si quanto ci costa, ma alla fine, per adesso, gli stoccaggi non sono in condizioni critiche. E’ chiaro che se i rubinetti chiudessero del tutto la situazione cambierebbe. Ma io non credo che accadrà, salvo una escalation bellica”.
Che autunno sarà?
“L’autunno inverno sarà potenzialmente difficile, senza dubbio. Qualche razionamento potrebbe esserci. Bisogna capire quanto ci autorazioneremo. Cioè, quanto i prezzi alti risolveranno naturalmente il problema. Io credo che, se le cose continuano così e se la siccità finisce, sarà sì un inverno critico. Ma potrebbero non servire razionamenti coattivi. Questo significa comunque che consumeremo meno gas dell’anno scorso. Io per esempio ne consumo meno, non mi piace pagare bollette astronomiche. E allo stesso modo ragionano la maggior parte dei consumatori che possono fare un risparmio”.
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