All’indomani dell’accordo sulla premiership e sui seggi all’interno del centrodestra, la campagna elettorale prosegue spedita. Almeno da un lato. Sul campo opposto, invece, tutte le strade sono ancora aperte. E, tra veti incrociati e autocandidature, sembra ancora lontana una soluzione chiara. Intanto, anche i sondaggi danno per vincente il centrodestra unito. A Free.it il politologo Lorenzo Castellani.
Ce la farà Giorgia Meloni a placare i timori dell’Europa e dei mercati? Sembra sia lei l’astro nascente del centrodestra e lo ha dimostrato anche ieri, durante il vertice con Salvini e Berlusconi. Che, in questa campagna elettorale affrettata, provano a tenere dentro le personali ambizioni politiche. Qual è il quadro della situazione al momento? A Free.it il politologo Lorenzo Castellani.
Come ve questa campagna elettorale, alle prime battute?
“È una campagna elettorale che per il momento vede in vantaggio il centrodestra, non solo nei sondaggi. Ma anche per come è strutturata la legge elettorale, che avvantaggia le coalizioni coese. Ora sembra che abbiano anche trovato l’accordo su premier e seggi. Naturalmente, è più facile gestire solo tre partiti, o al massimo quattro se consideriamo Lupi e il raggruppamento di centro, rispetto al centrosinistra. Nel centrosinistra è ancora difficile dire come stanno le cose. Pare che tutte le opzioni siano ancora aperte. Da quella del campo largo a quella delle divisioni ulteriori”.
Giorgia Meloni ha numeri e caratteristiche giuste per diventare la prima premier italiana?
“Secondo me sì, se lei scende a patti con l’idea che in alcuni ruoli chiavi del governo dovrà accordarsi con il Presidente della Repubblica Mattarella. Se è in grado di rassicurare in mercati e di garantire che ci sarà una qualche continuazione nell’attuazione del Pnrr può ambire a governare a durare al governo”.
Al momento, però, sembra che i mercati e l’Europa siano abbastanza preoccupati all’idea di una sua vittoria. O sbaglio?
“I mercati mi sembrano più in una situazione di wait and see, cioè vediamo come va a finire, se ci sarà un governo o meno, quanto stabile. L’Europa chiaramente è più in fibrillazione perché Meloni sarebbe un leader nuovo, con due partiti Fratelli d’Italia e Lega che non fanno parte del Ppe ma di gruppi più periferici ed euroscettici. Però io penso che il compito della Meloni, non semplice, in questi pochi mesi sarà quello di rassicurare i partner internazionali e il mondo finanziario. Prima che tutti gli altri. E quindi vedremo se la sua leadership sarà maturata a tal punto da riuscire in questa operazione”.
Berlusconi rilancia Forza Italia al 20% grazie alla sua candidatura. Come la vede?
“Diciamo che Berlusconi scende in campo ogni volta che ci sono elezioni, non vedo una grossa novità in questo ne’ una mossa dirompente. Naturalmente, il 20% è la classica frase che si dice per indicare un obiettivo ideale. Ma è chiaro che Berlusconi sarebbe molto contento già se arrivasse al 10%, in questa fase. Per di più, Berlusconi sa bene che nel suo caso non conta tanto la percentuale di voti.
Conta il fatto che è il fondatore del centrodestra, che ha in mano l’unico partito che fa parte del Ppe. E che con i seggi che può ottenere essenzialmente può essere determinante in molte scelte. Da quelle dei ministri a quella, forse, del presidente del consiglio. Perché senza Forza Italia e senza i seggi che eventualmente conquisterà potrebbe non esserci la maggioranza assoluta per il centrodestra. Mi sembra che Berlusconi stia facendo più una guerra di posizione che di consenso”.
Alcuni giornali avevano parlato di una indiscrezione secondo cui avrebbe chiesto la presidente del Senato. Può essere vero?
“Mi sembra una speculazione giornalistica. Nel senso che non credo che un uomo con la carriera di Berlusconi sia così interessato a quella carica. Non so nemmeno se, a questo punto della vita, avrebbe tanta voglia di fare il presidente del Senato. L’unica cosa che lui aveva veramente in testa era di fare il Presidente della Repubblica. Quella magari poteva essere una voce credibile, se ci fossero stato all’orizzonte le elezioni per il Quirinale. Poi magari incidentalmente può anche capitare. Vedremo”.
Che ruolo riuscirà a ritagliarsi Salvini, tra la Meloni che lo sovrasta e Berlusconi che lo rincorre.
“Salvini secondo me può portare al tavolo del centrodestra il fatto che ha già avuto esperienze di governo, soprattutto nelle ultime legislature. Che ha comunque il controllo sui governatori delle grandi regioni del nord e ha, nella parte più produttiva del Paese, una grande influenza. Chiaro che sul piano elettorale lui e la Lega perderanno molto, però Salvini mira ad assicurarsi alcuni posti chiave all’interno del governo. Primo fra tutti quello di ministro dell’Interno per cercare di portare avanti la sua visione un po’ low and order. E portare avanti le sue battaglie fondamentali dei primi tempi contro l’immigrazione”.