A pochi giorni dalla decisione dell’organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare il vaiolo delle scimmie “emergenza sanitaria globale”, a Milano cresce l’attenzione per questo nuovo virus che ha già infettato, ufficialmente, più di 200 persone.
Un numero di casi che non preoccupa, ma che ha portato alcuni esponenti del consiglio comunale a chiedere una prima azione di contrasto.
Nel mondo, fino ad ora, sono stati segnali poco più di 16mila casi di vaiolo delle scimmie. Una infezione che ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a fare un primo passo per evitare che questo virus si trasformi in una nuova pandemia. L’Oms ha dichiarato il vaiolo delle scimmie emergenza sanitaria globale.
In Italia, al momento, la situazione secondo gli esperti è sotto controllo. I numeri non sono preoccupanti, ma l’allerta rimane alta.
Vaiolo delle scimmie, a Milano più di 200 casi. Chiesta una prima azione di contrasto al virus
Ecco perché a Milano, prima città per numero di casi nel nostro Paese, si chiesta una prima azione di contrasto.
Il 97% delle infezioni milanesi riguarda gli uomini e l’età media è di 37 anni. Il dato è stato comunicato dal consigliere comunale Michele Albiani che durante la seduta dell’Aula a Palazzo Marino ha annunciato di voler chiedere all’assessore alla Salute e al Welfare Lamberto Bertolè l’organizzazione di una campagna informativa di prevenzione nelle metropolitane e nei luoghi della movida. L’obiettivo è di orientare i cittadini nei 4 centri della città che svolgono test di screening gratuiti (ospedale Sacco, spedale Niguarda, ospedale San Raffaele-Turro e ospedale San Paolo).
“Milano è la prima città per numero di infezioni, con 200 casi, ma il sommerso è molto più ampio” e “questa infezione sta circolando soprattutto all’interno della comunità Lgbtqia+” ha detto Albiani, che del Pd metropolitano è responsabile dei diritti. Con le vacanze alle porte, la prevenzione diventa allora ancora più importante dal momento che la trasmissione avviene perlopiù attraverso il contatto fisico e sessuale.
Peraltro, sottolinea il dem, con un “periodo di incubazione di circa 3 settimane” i contagi possono correre in maniera incontrollata. “È un’epidemia che finora non ha causato morti” ma “non se ne sta parlando abbastanza” e “il vaccino arriverà solo per fine anno”. Per questo “scriverò a Bertolè“, ha concluso Albiani.