La campagna elettorale è ormai cominciata, ma in questi primi giorni tutti gli sforzi dei partiti sono per le alleanze. Si fanno nomi, ipotesi, veti. E non si parla affatto di temi e proposte. Il rischio è che, votando tra meno di due mesi, non ci sarà tempo per affrontare i veri nodi di cui la gente vuole, invece, sentir parlare. E il 25 settembre alle urne potrebbe andare meno del 50% degli elettori. Al quotidiano Free.it la sociologa Chiara Saraceno.
Le ultime tendenze in Europa hanno mostrato come alle elezioni ormai l’astensionismo rappresenti una percentuale molto forte. E’ stato così in Italia per le comunali, è stato così in Francia per le nazionali e potrebbe accadere ancora il 25 settembre. I cittadini devono ritrovare fiducia nei politici e non succederà se in questa campagna elettorale, per quanto veloce, non si occuperà dei veri problemi dell’Italia. Quali sono i temi sociali che dovrebbero essere in cima all’agenda dei partiti? Al quotidiano Free.it la sociologa Chiara Saraceno.
Quali sono i temi sociali di cui la politica dovrebbe occuparsi?
“Temo che non saranno toccati molti temi sociali. Si parlerà forse un po’ di precarietà forse la sinistra, il Pd parlerà di salario minimo ma credo che il tema come reddito di cittadinanza, per esempio, non verrà proprio toccato. Se non da quelli che sostengono che va abolito. Non toccheranno temi molto controversi. La destra, in generale, è molto più esplicita su quello che vuole e quello che non vuole. E temi sociali si parlerò poco salvo forse per la campagna elettorale mirata a determinate categoria, tipo gli anziani, i tassisti o i balneari. Mentre nel centrosinistra ci sono moltissime divisioni non solo su quali sono le priorità, ma proprio su cosa bisognerebbe fare. Sono alla ricerca di qualche tipo di alleanza, il mio timore è che tutti i temi cruciali saranno se non ignorati molti sfumati”.
Quali sono, invece, i temi sociali di cui gli elettori vorrebbero sentir parlare nei programmi dei partiti?
“Gli interessi ovviamente sono diversi ma ci sono alcuni temi di fondo sono comuni a tutti. Io penso che uno dei temi importanti da affrontare sia la crescita delle diseguaglianze, cioè una fascia crescente di popolazione si senta vulnerabile o sia diventata vulnerabile. C’è una grossa fetta di società che ha perso per sé e per i propri figli la speranza di un futuro migliore. C’è il tema dei giovani che i giovani, anche quelli con migliore istruzione, non sanno qual è l’orizzonte che hanno davanti. Questi sono temi che una qualche forza politica dovrebbe si dovrebbe porre. Non solo per costruire un programma elettorale, ma soprattutto se si vuole una società in cui sviluppo e inclusione possano andare insieme”.
Quali sono, secondo lei, gli altri temi di cui la politica dovrebbe occuparsi?
“Il tema della dispersione scolastica, della povertà educativa, del calo demografico. Non sono problemi da niente in Italia nel 2022. Delle giovani generazioni la politica si occupa pochissimo, fin dalla prima infanzia.
Non ce ne si occupa se non in momenti di emergenza e con provvedimenti, appunto, emergenziali, che non risolvono problemi alla radice. Questi sono argomenti che devono trovare una dignità centrale e non marginale”.
La campagna elettorale sarà fulminea, forse non ci sarà tempo per tutto. Cosa vede finora?
“Non molto. I politici dovrebbero parlare più di programmi concreti, senza usare troppi slogan vuoti. Quello che vedo adesso è che si corre per cercare di capire con chi allearsi e non ad allearsi per un obiettivo, per un tema. L’ansia ora è chi mettere in lista, raccattando personaggi magari transfughi da altri partiti, che hanno cambiato casacca più volte. Questo per chi fa politica è comprensibile, magari, ma per gli elettori no. Io credo che il trasformismo, se mai ha pagato, non pagherà più”.
Teme l’astensionismo?
“L’elettorato è molto disilluso, molto sfiduciato e se non si ricostruisce un po’ di fiducia, chiunque vinca le elezioni, comunque, le vincerà avendo una fortissima minoranza di votanti. Le persone vogliono concretezza e proposte, risposte ai problemi quotidiani. Poi è chiaro che le risposte possono non piacere a tutti, però bisogna fare delle scelte, parlar chiaro”.
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