Dopo che ieri Sergio Mattarella ha sciolto le camere, i partiti hanno cominciato ufficialmente la campagna elettorale. Il voto al 25 settembre serve per non lasciare l’Italia troppo a lungo senza un governo in carica. Intanto, però, Draghi ha accettato di gestire almeno i dossier più urgenti, prima delle elezioni. Cosa succede ora? Come cambiano gli equilibri tra i partiti? Al quotidiano online, Free.it , il politologo Paolo Natale.
Si gestiranno solo i così detti “affari correnti”, nel periodo tra lo scioglimento delle Camere di ieri e il giorno del voto. Un periodo di limbo in cui l’esecutivo dovrà rimanere insieme per forzatamente e nel frattempo, fuori dal Palazzo, gestire la campagna elettorale. E’ un’estate infuocata, sotto tutti i punti di vista. E si prospetta un mese di agosto molto intenso, tra misure emergenziali e colpi bassi tra i leader di partito. Ma tutto questo a cosa porterà? Al quotidiano online, Free.it il politologo Paolo Natale.
Che cosa succede ora? Quali sono gli affari correnti?
“Gli affari correnti sono un po’ delle cose che sono state già decise per quanto riguarda il Pnrr e su alcune cose di fondi da mettere in campo, tutto quello che non è stato ancora votato, invece, non saranno stabilite in questi due mesi. La legge parla chiaro, non si possono fare proposte di legge ex novo. Ma solo ratificare le leggi che sono state già approvate nel corso del governo in carica.
Anche la Finanziaria non sarà discussa, Draghi si è rifiutato. Quindi, dovrà per forza essere fatta dal prossimo governo. Anche per questo i tempi sono stati molto accelerati. Per dare al nuovo governo la possibilità di fare in tempi brevi a proporla all’Ue. E comunque i tempi sono molto stretti. Quindi, probabilmente dovranno mettere sul tavolo, già prima del voto, un’ipotesi di finanziaria che poi verrà approvata immediatamente dal nuovo governo”.
Tra Pd e M5S è finita per sempre?
“Secondo me sì, per due ordini di motivi. Il primo è che, se Conte adesso ritenta di fare un accordo con il Pd perderebbe un sacco di elettori. Proprio perché lui si è mostrato molto combattivo nei confronti del governo Draghi e del Pd stesso. Quindi tornare a fare un accordo elettorale con loro, significa smentire l’operazione che ha portato avanti finora. L’altra possibilità per i 5stelle, per tornare ad essere un pochino più in auge tra gli elettori è cambiare cavallo di battaglia.
Cioè, al posto di Conte rimettere in campo Di Battista. Allora, in questo caso, si ritorna in qualche modo alle origini con un partito che fa opposizione alle establishment, alla casta. E si rifà un po’ una verginità. Ma anche in quel caso non ci sarà nessun accordo con il Pd. Se Conte e il Pd conte perde un sacco di vote. Mentre l’unica speranza di sopravvivenza per il M5s è cambiare leadership”.
Berlusconi ha cercato di far ricadere la colpa su Draghi stesso è una manovra difensiva?
“Sicuramente. Siccome ormai è passata l’idea che a far cadere il governo Draghi sono stati più Lega e Forza Italia che il M5s, Berlusconi non poteva far altro, in pieno suo stile, che dire che è stata colpa di Draghi. Ma è oggettivamente falso.
Crisi di governo, politologo Paolo Natale a Free.it | “Draghi resta solo per Pnrr senza Finanziaria. Per i partiti i giochi sono fatti…”
Draghi non poteva fare nient’altro. Lega e FI non sarebbero entrati in un nuovo governo con i 5S. I 5S a loro volta si sono astenuti e non hanno votato a lavoro, quindi….Ormai l’opinione pubblica che i responsabili della caduta sono il centrodestra e i 5stelle”.
Alla luce di quanto successo, come potrebbero andare le elezioni?
“In realtà, l’elettorato di centrodestra, tranne alcuni, rimane nel centrodestra. E quindi anche coloro che non sono stati lieti della manovra di Lega e Forza Italia resteranno nel centro. Facendo aumentare i voti a Fratelli d’Italia, che tutto sommato in questi anni è stata sempre coerentemente all’opposizione. Mi aspetto che ci sia una crescita ulteriore di consensi a favore di Giorgia Meloni a scapito soprattutto di Matteo Salvini”.
Il Pd?
“Il Pd non pensa che possa andare molto oltre il 30, 35%, anche facendo alleanze con tutto i partitini di sinistra e di centro. Mi immagino che ci sarà un centrodestra che si avvicinerà al 50% dei voti, il M5s se gli va bene con Di Battista arriverà al 10% e tutto il resto se lo prende il centrosinistra. Ma questa è una buona occasione per il Pd per proporre una linea politica, un progetto che in questi anni è assolutamente mancato. Dopo Renzi, quando sembrava avere un progetto in stile labourista di Blair, dopo di che hanno vivacchiato, diventando partito di governo ma senza nessuna proposta plausibile, attendibile o interessante per l’elettorato“.