Uno dei locali in periferia della Capitale era la copertura perfetta per infliggere le dovute punizioni a chi non pagava il pizzo ai Casamonica. A svelare l’orrore della “cantina delle torture” il proprietario di uno dei ristoranti più famosi di Roma
Seduto in aula, difronte al giudice, ha raccontato tutto. Così, il proprietario di un noto locale della movida romana ha svelato quel luogo in cui venivano inflitte le punizioni a chi non pagava.
“Mi hanno rubato la macchina, mi hanno picchiato” ha raccontato impaurito l’uomo. Lo shock per chi era presente in aula è stato aggiuntivo quando la vittima ha parlato di un retroscena preoccupante sul clan dei Casamonica.
Per anni hanno tenuto sotto scacco la Capitale romana macchiandosi di reati di ogni genere. Ora spunta anche una cantina degli orrori, un locale nei pressi della periferia romana, zona Romanina, usato per infliggere le punizioni più violente a chi non rispettava le loro “regole”.
Davanti i giudici della VII sezione collegiale, a rispondere alle domande poste dalla pm Giulia Guccione è una vittima del clan. Lui è il proprietario di uno dei ristoranti più in vista di Ponte Milvio, “Dal Tappezziere”. In aula l’uomo ha dichiarato: “I Casamonica mi hanno detto che se non avessi ubbidito mi avrebbero rinchiuso nella cantina delle torture che usano alla Romanina per convincere i debitori a pagare”.
Secondo il ristoratore, l’obiettivo di Antonio e Guerino Casamonica, i due accusati del clan, era trasformare il locale in una base di spaccio proprio nel punto centrale della movida romana.
Secondo la denuncia avanzata dal commerciante, all’inizio a presentarsi con cadenza mensile per intascare il pizzo sarebbe stata una donna, all’epoca dei fatti (2015-2016) fidanzata di Antonio Casamonica.
Solo successivamente sarebbero arrivati anche i due componenti del clan. Come riporta il Messaggero, la donna avrebbe intimato al proprietario del locale di pagare.
“Lui è un Casamonica, figlio di una persona potente, non lo fare arrabbiare, dagli i soldi”. Ma il ristoratore, avrebbe rifiutato l’offerta e come conseguenza, sarebbe stato aggredito da un gruppo di uomini incappucciati rubandogli anche l’automobile.
I due imputati sono stati accusati di estorsione e rapina aggravata dal metodo mafioso. Anche se l’avvocato che assiste Antonio Casamonica ha riferito che i fatti a suo avviso non sussistono. Il legale conclude dicendo che “dalle dichiarazioni rese in aula sono emerse notevoli contraddizioni su diversi aspetti della vicenda che hanno minato il suo assistito”.
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