Bakayoko rompe il silenzio, il centrocampista francese torna sulla perquisizione armi in pugno subita nel centro di Milano: “Le conseguenze sarebbero potute essere più gravi se non avessi mantenuto la calma”.
Negli ultimi due giorni il nome di Bakayoko è salito alla ribalta delle cronache per essere stato fermato dalle Forze dell’Ordine, in zona Porta Garibaldi, con metodi piuttosto discutibili.
La Polizia lo ha definito un “cittadino modello” ma a distanza di 48 ore dalla pubblicazione del filmato della perquisizione il mediano milanista decide di fornire la sua versione dei fatti. E lo fa attraverso 4 storie postate su Instagram, in cui descrive nel dettaglio quanto avvenuto in quei momenti di tensione.
“Le autorità milanesi hanno dichiarato che è stato un errore, che si sono resi conto della cosa solo sul momento. L’errore è umano e non ho alcun problema da questo punto di vista. Ma il modo e la metodo utilizzati sono stati per me un problema. Credo si sia andati oltre“, esordisce il francese. Le scene contenute nel video pubblicato su Twitter, hanno inevitabilmente acceso i riflettori sulla vicenda sollevando un vespaio di polemiche per l’atteggiamento dei poliziotti durante il controllo.
Il momento in cui il poliziotto si rende conto che ha fermato Bakayoko e bestemmia è poesia pic.twitter.com/f3fBRqtL9f
— Captain Rossonero – Il Primo Rossonero 🏆 (@DrGianlucaFumo) July 17, 2022
Bakayoko rompe il silenzio, parole dure dopo la perquisizione a pistole puntate
La domanda del centrocampista francese è del tutto legittima: “Perché non mi hanno fatto un controllo adeguato semplicemente chiedendomi i documenti del veicolo?”, si chiede.
Ciò che si vede nei pochi secondi di filmato pubblicato sui social non rende l’idea di quanto realmente avvenuto: “Questa è la parte più tranquilla di quanto è successo. Ho avuto una pistola a un metro di distanza da me, sul lato del finestrino del passeggero – spiega Bakayoko – hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo. Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi fatto il lavoro che faccio e non fossi stato riconosciuto in tempo”, aggiunge. E ancora: “Quali sarebbero state le mosse successive? Mi avrebbero portato alla stazione? Sono cose che mi spingono a riflettere. Non è accettabile mettere in pericolo vite in questo modo“, conclude.