Apple spaventa il mercato. La decisione dell’azienda di Cupertino spiazza i compratori: segnale inequivocabile sul futuro del tech.
Apple, la mela non cade mai lontano dall’albero. Potremmo riassumere così un periodo che sarebbe meglio resettare, questo pensano da Cupertino in giù perchè l’aria che tira non è per niente buona. A dimostrarlo non è solo il contesto sociale e politico con una guerra in atto e le sanzioni economiche come diretta conseguenza, ma anche una congiuntura inattesa – ma forse presumibile – che frena le attività a partire dagli Stati Uniti: gli scenari sono simili a quelli del 2008, ma stavolta ci sono maggiori incertezze.
All’epoca si sapevano le ragioni della crisi, qualcuno aveva fatto il passo più lungo della gamba. Stavolta il problema è di risorse: la pandemia ha messo in ginocchio il sistema globale, le materie prime vengono meno. La produzione ne risente e cambiano domanda e offerta: certi settori sono in costante ribasso.
Apple specchio del mondo: decisione inevitabile, paura dei mercati
La tecnologia risente maggiormente di questa flessione, poiché – nonostante siamo nell’era del terziario avanzato – i consumatori non comprano beni tecnologici come un tempo. Esclusi naturalmente quelli primari: oggi, sembra impossibile, ma nessuno può evitare di avere un pc. Tuttavia si risparmia anche su quello. Questa oculatezza fa sì che ci sia una maggiore consapevolezza della situazione, ma anche un dimezzamento di costi e manodopera. Tutto al ribasso o quasi.
Non è un mistero che le grandi aziende come Apple e Tesla facciano economia: significa anche sensibili tagli al personale. Assunzioni bloccate e la stangata arriva dai numeri, nello specifico l’anno venturo nella mela più famosa del mondo non ci saranno nuove assunzioni ma si prevede un calo dei dipendenti fino al 30%. Forse anche oltre.
Gli istituti d’analisi finanziaria sottolineano come l’azienda del compianto Steve Jobs sia – anche stavolta – lo specchio dei tempi. A differenza del 2008, non ci sarà un “Too big to fail”: ovvero un piano disposto a salvare quelle società considerate troppo grandi per fallire. Tutti – nessuno escluso – sono esposti ai rischi di mercato. La Bloomberg avvisa, le industrie tremano.