È stata convalidata l’esecuzione esattoriale intrapresa dall’Agenzia delle Entrate Riscossione ai danni di Tiziano Ferro per un debito a svariati zeri. Quale è la cifra da capogiro
Dopo la sentenza del tribunale di Latina che ha rigettato il ricorso di Tiziano Ferro per sospendere il pignoramento a copertura di Irpef, Iva e Irap non versate, l’Agenzia delle entrate Riscossione potrà concludere le procedure esecutive.
Quest’ultimo avrebbe omesso di versare Irpef, Irap e Iva relative ai periodi d’imposta 2006, 2007 e 2008. Ferro, in una battaglia legale che dura da anni con l’Agenzia delle Entrate, si era da ultimo opposto al pignoramento con gli avvocati Gabriele Escalar, Andrea Curzio e Giulia Catone. Ma per il tribunale: “non si ravvisano i presupposti per la sospensione del pignoramento e della procedura esecutiva in corso”.
Il tribunale ha rigettato quindi l’istanza di sospensione proposta dal debitore (Tiziano Ferro) e lo ha condannato al pagamento delle spese di lite in favore dell’Agenzia delle Entrate, rappresentata dall’avvocato Samantha Luponio. È stata quindi convalidata l’esecuzione esattoriale per un debito di 9 milioni di euro. È importante chiarire però che si tratta solo della fase cautelare perché Ferro potrà introdurre il giudizio di merito per far valere le proprie ragioni.
Su cosa verteva la richiesta? Gli avvocati di Tiziano Ferro avevano ritenuta nulla la notifica del pignoramento.
Ma per ora il tribunale, ha al contrario detto che il motivo di opposizione, che verteva sulla nullità della notifica del pignoramento, non appare in grado di “giustificare la sospensione dell’esecuzione presso terzi, in considerazione del principio secondo il quale alla proposizione dell’opposizione consegue la sanatoria del dedotto vizio di notificazione“. Ovvero che la nullità della notifica avrebbe poi portato all’annullamento del debito, cosa he il tribunale non ha accettato.
Nel 2020 la cassazione aveva anche respinto quasi integralmente il ricorso di Tiziano Ferro in relazione al fittizio trasferimento della residenza fiscale nel Regno unito, e aveva ricordato il dovere più stringente di comportamenti corretti per chi è famoso. Un “promemoria” fatto per chiarire che le sanzioni, considerate eccessive dal cantautore italiano, erano state determinate correttamente. La Suprema corte aveva sottolineato che nella quantificazione delle pene pecuniarie avevano pesato una serie di elementi: dalla natura dolosa del comportamento, all’assenza di condotte finalizzate ad eliminare gli effetti dell’evasione fiscale. Così venne riportato all’epoca dal Sole 24 ore.
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