Il governo sta mettendo a punto un piano per far fronte a eventuali problemi di approvvigionamento di gas durante l’autunno. Le scorte che normalmente si fanno in estate per la stagione fredda stanno andando molto a rilento. E se da Mosca dovessero arrivare nuovi stop ai gasdotti, l’Italia deve essere pronta a mettere in atto una strategia d’emergenza. Della situazione energetica e delle diverse opzioni in campo ne abbiamo parlato con Katiuscia Eroe, responsabile energia e clima di Legambiente Nazionale.
Cosa succederebbe se da settembre in poi la società russa Gazprom continuasse a interrompere le forniture di gas? In questi giorni il governo sta pensando a un piano per tagliare i consumi. Tra le varie opzioni previste, però, ce sono alcune che stanno facendo molto discutere. A Free.it Katiuscia Eroe, responsabile energia e clima di Legambiente Nazionale.
Il governo sta pensando a un piano di emergenza per l’autunno in caso si calo delle forniture dalla Russia. Cosa ne pensa della situazione?
“Noi siamo troppo dipendenti dal gas e abbiamo esigenza di diversificare gli approvvigionamenti. E per rendersi indipendenti dalla Russia ci sono due strade. La prima è diversificare le fonti, che è quello che sta facendo l’Italia stipulando contratti da altri Paesi. Con tutta una serie di problemi economici e geopolitici da non sottovalutare. Non è questa la soluzione giusta. Perché significa rimanere dipendenti dal gas e da un’altra nazione. Non è che non abbiamo un conflitto con l’Egitto, tanto per dire”.
Secondo lei, si sta muovendo bene il governo?
“Quello che pensiamo è che affianco a delle azioni che sono certamente emergenziali, si devono introdurre azioni strutturali. E l’Italia non lo sta facendo. L’obiettivo non è diventare indipendenti dal gas russo. Ma dal gas. Noi abbiamo tutto il potenziale per farlo, abbiamo capacità, imprese, non si capisce perché l’unica soluzione che si continua a rincorrere è questa. Che sappiamo che è sbagliato, l’abbiamo visto”.
L’Italia ha previsto un piano per l’emergenza con diversi step di intervento. Riduzione delle fabbriche più energivore, lampioni spenti… Uno di questi punti, però, prevede di riattivare a tutta forza le centrali a carbone. Pensa sia una soluzione?
“Noi stiamo affrontando una emergenza con delle soluzioni che rappresentano esse stesse un problema. Perché, per esempio, da dove arriva il carbone? E con tutto quello che stiamo vivendo con il cambiamento climatico, pensiamo davvero al carbone? L’unica vera soluzione è rendere questo Paese autosufficiente e indipendente dal punto di vista energetico. Con tutti gli investimenti che, naturalmente, vanno fatti in parallelo. Quella è la strada. Prolungare la vita delle centrali a carbone o legarsi a doppio filo ad altre nazioni vuol dire solo ritardare la risoluzione del problema energetico.
Per non parlare dei problemi climatici, che stiamo vivendo sulla nostra pelle. Tra ghiacciai che si sciolgono e siccità. Stiamo affrontando le emergenze in maniera davvero poco lungimirante. Le imprese hanno detto che sono in grado di fare 60 gw di fonti rinnovabili in tre anni. Vuol dire 70% in meno di gas russo. O algerino o egiziano. O siamo in grado di affrontare una sfida come questa o stiamo perdendo tempo”.
I cittadini sono molto preoccupati per l’eventuale mancanza di gas, che consigli si possono dare?
“Questo è il momento giusto per fare degli investimenti, anche non particolarmente costosi. Legambiente, per esempio, sta parlando spesso di fotovoltaico da balcone. Un pannello solare da 300 Watt che costa 325 con lo sconto in fattura è in grado di abbattere le bollette elettriche del 25%. I cittadini, io credo, devono avere la lungimiranza strutturale che è in grado di ridurre le bollette. Per cui, pannelli solari, caldaie a pallet, pannelli termici, infissi termoregolabili.
Questo oggi è il modo per rispondere anche all’esigenza di abbattere i costi folli dell’energia elettrica e del gas. Dopo di che c’è un altro problema. Ci sono famiglie che oggettivamente non possono permettersi il costo di un pannello solare. Però, esiste la cessione del credito, esiste lo sconto in fattura. Ci sono diversi sistemi che quanto meno aiutano. Dall’altro lato, ovviamente, devono esserci delle politiche. Comuni, regioni e governo devono sostenere le famiglie per l’acquisto almeno di un pannello solare”.
Cosa possiamo fare noi nel quotidiano per prevenire la crisi energetici?
“Anche noi, quotidianamente, dobbiamo fare la nostra parte. Ridurre gli sprechi, fare attenzione all’efficienza energetiche nelle nostre case. Dobbiamo diventare tutti più consapevoli. Facciamo un esempio: avere dentro casa in inverno 25/30 gradi di temperatura oltre a non fare bene è inutile. Noi stiamo bene a delle temperature molto più basse e comunque basta mettersi un maglione in più.
Anche imparare, attraverso gli stili di vita, a essere più efficienti e consapevoli è di fondamentale importanza. Risparmio energetico significa ridurre gli sprechi. Riuscire a efficientare intervenendo su isolamento termico, elettrificazione dei consumi termici. Invece di andare con caldaie a gas, si può fare un investimento e optare per un pannello fotovoltaico e una pompa di calore piuttosto che caldaie a pallet, geotermico. Ci sono le soluzioni. E chi non ce la fa lo devo assolutamente aiutare il governo”.
Come?
“Loro continuano a ridurre gli oneri si sistema in bolletta, che è una operazione emergenziale a carico delle Stato. Senza considerare che è necessario intervenire in maniera strutturale e non a carico dello Stato. Se non si inizia a parlare di questo, continuiamo a parlare del nulla”.
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