Omicidio Willy, Belleggia ha paura della vendetta dei Bianchi: “Me la faranno pagare”. Il legale: “Il carcere per lui è una condanna a morte”.
Non è un caso che sia l’unico ai domiciliari. Su Francesco Belleggia, condannato in primo grado a ventitré anni di reclusione per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, “grava la maledizione dell’infamia”.
Con queste parole l’Avvocato Vito Perugini ha definito al Corriere della Sera la posizione del suo assistito. “Spedirlo in carcere a questo punto vorrebbe dire condannarlo a morte”, ha spiegato il legale di Belleggia. Lui che fin dall’inizio è stato l’unico a dire la verità e ora, se dovesse essere messo in prigione, ha paura della vendetta dei Bianchi. I due fratelli di Artena lo accusano, secondo loro sarebbe stato lui a infliggere il colpo fatale a Willy. Ha parlato con i Carabinieri e ha raccontato la sua versione, giudicata attendibile dagli inquirenti. Non sussistendo il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, lo hanno messo agli arresti domiciliari ma se la condanna dovesse essere confermata fino al terzo grado di giudizio rischierebbe grosso con le porte carcere del carcere che gli si spalancherebbero di fronte.
“Mi sono trovato in mezzo alla lite mio malgrado – aveva raccontato al gip – ho chiesto anche scusa all’altra comitiva per le frasi di Mario (Pincarelli, l’altro coimputato, ndr), poi ho reagito alla provocazione di Zurma (Federico Zurma, amico di Willy, ndr), ma ero lontano quando gli altri hanno picchiato Willy“, ha spiegato Belleggia.
Non dello stesso avviso i Bianchi e i loro amici. I due fratelli hanno più volte giurato che se fossero stati loro a colpire Willy non avrebbero avuto problemi ad ammetterlo e hanno sempre scaricato la colpa sul coimputato. Nonostante tutto la condanna è arrivata anche per Belleggia e ora, proprio perché è stato l’unico ad aver dato una versione dei fatti diversa rispetto a quella dei due campioni di arti marziali, ha paura che se finirà in carcere qualcuno potrebbe “fargliela pagare”. Già sta pensando all’appello, il suo legale spera di dimostrare l’estraneità del suo assistito all’omicidio. Ma ora il rischio maggiore è che in prigione possa trovare qualcuno disposto a fargli pagare le sue dichiarazioni contro i fratelli di Artena.
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