Boris Johnson si dimette: il Primo Ministro britannico non può far altro di fronte al vulnus governativo. Gli scandali principali.
Boris Johnson si dimette. Non può far altro, il Primo Ministro britannico non ha più i numeri per governare dopo le dimissioni di massa da parte di alcuni suoi rappresentanti. Un nuovo Primo Ministro – si apprende dall’Inghilterra – dovrebbe entrare in carica in autunno: gelo nel Regno Unito, dove anche la Monarchia vacilla.
Equilibrio precario in Gran Bretagna, ma Johnson non navigava in acque tranquille per molto tempo: persona estroversa, sicuramente contraddittoria, inevitabilmente divisiva. Le sue prese di posizione, talvolta, hanno fatto molto discutere. In special modo durante la prima fase della pandemia: le reticenze, gli ossimori e azzardi non calcolati hanno portato i cittadini a diffidare di indicazioni altalenanti creando – il più delle volte – grande squilibrio.
La vera ecatombe, però, comincia a Luglio dello scorso anno a causa dello sport: in Inghilterra, Wembley, si disputa la finale degli Europei dove l’Italia è protagonista assieme agli inglesi. Boris, in quell’occasione, afferma: “L’Italia ha le ore contate, la Coppa sta tornando a casa”. La fine è ben nota: l’Inghilterra perse amaramente ai rigori e lo Stivale festeggiò come mai prima un titolo tanto sperato quanto inatteso. Da quel momento per Johnson fu una costante discesa.
Le occhiatacce alla moglie, i cori razzisti – a cui avrebbe partecipato dalla tribuna scusandosi poi per non aver compreso l’invito “poco urbano” dei tifosi – e le diverse prese di posizione su ONG e tutela degli animali. Compreso l’impegno a non far sbarcare determinate navi portatrici di soccorso e aiuti umanitari. La figura di Johnson ha avuto, da quella fatidica frase contro l’Italia, una discesa inevitabile.
Una caduta inesorabile accelerata dalle indecisioni sulle spedizioni internazionali e la gestione post Covid che desta ancora qualche perplessità. Ormai sarebbe meglio dire destava, perché le beghe targate Johnson saranno contenute o risistemate da qualcun altro. In Inghilterra, l’unico riferimento condiviso resta la Regina Elisabetta: l’ex Primo Ministro è riuscito ad andare anche contro di lei, salvo poi aver aggiustato il tiro rispetto alla questione “scissione” da parte dei Sussex mostrando empatia nei confronti della sovrana. Forse l’unica operazione davvero condivisa dell’ex leader dei Conservatori. Ormai è già tempo di futuro.
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