Dopo la tragedia di ieri sulla Marmolada, il tema dell’emergenza climatica è balzato ancor di più in cima alle priorità del governo. Era già in programma in questi giorni un Cdm per discutere della siccità persistente, ma ora il tema è più generale. E infatti, il Consiglio dei ministri si riunirà già questo pomeriggio alle ore 18.00. Per deliberare lo stato d’emergenza nelle aree maggiormente colpite dalla crisi climatica, prima fra tutte ora la zona di Canazei. Ma anche nelle altre zone del Paese in crisi idrica. Quanto sono irreversibili i danni al sistema climatico? E cosa bisognare fare ora? Al quotidiano online Free.it il climatologo Luca Mercalli.
I morti, i feriti e i dispersi della tragedia della Marmolada hanno scosso l’Italia, che in questi giorni sta facendo i conti con un caldo estremo. E soprattutto con la crisi idrica. Eppure, l’emergenza climatica non è ancora un tema che preoccupa davvero gli italiani. E molti sono anche negazionisti. Per capire cosa sta succedendo e quali sono i rischi abbiamo chiesto un commento al climatologo Luca Mercalli.
Quello è successo ieri alla Marmolada è stata una sorpresa? Potrebbe accadere sempre più spesso?
“Quello che è successo ieri alla Marmolada era già accaduto. Semplicemente, questa volta siamo stati sfortunati che l’evento è capitato di domenica, alle due del pomeriggio, in una zona particolarmente frequentata da alpinisti. Se fosse capitato in un altro luogo alle 3 di notte non avremmo neanche parlato del tema. I ghiacciai si muovono, risentono del caldo e quindi episodi di questo genere ce ne saranno in futuro. C’è da dire, però, che quel luogo lì non era particolarmente a rischio. Cioè, se avessimo dovuto dare un parere prima dell’evento, gli esperti avrebbero detto che quello non era un ghiacciaio pericoloso”.
Siamo in piena crisi climatici, è evidente. Secondo lei tutti quelli cui assistiamo sono segnali di un cambiamento ormai irreversibile?
“Lo diciamo ormai da trent’anni: il cambiamento è già in atto e quindi l’unica cosa che possiamo fare è cercare di impedire che peggiori. Purtroppo, la situazione attuale è irreversibile, perché occorreranno decine di migliaia di anni per riportare il clima a uno stato, diciamo, non patologico. Ci sono i sintomi del riscaldamento globale dovuti a all’inquinamento di 200 anni. Non è che possiamo, da stasera, dire “Ok, si ferma tutto” e il clima improvvisamente guarisce. L’unica possibilità che abbiamo ora è di impedire il peggioramento. Ma questo non viene fatto”.
E’ arrabbiato per come viene trattato il tema clima?
“Guardi, io sto facendo questo genere di intervista sempre uguali da trent’anni. Basta che ci sia un evento estremo, come il ghiacciaio ieri, poi ci sarà l’alluvione, e ci si parla del tema ambiente. Si fanno degli articoli, le interviste, poi finisce tutto fino al prossimo disastro. Qui bisogna mettere in discussione il nostro stile di vita, sennò non si risolve”.
Quali sono, secondo lei, i temi chiave per iniziare un cambiamento serio?
“L’inquinamento, l’eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta dipendono due temi tabù. Il primo è la crescita economica, che non può più esistere. Bisogna farla finita con il concetto di crescita economica. In un mondo dalle dimensioni limitate, non è possibile una crescita illimitata. Eppure, ogni politico, ogni sindaco, ogni industriale, dirà più Pil, più crescita. Ed è quello che fa andare il sistema ambientale e climatico in tilt
L’altro grande tabù è la crescita demografica. Se continuiamo ad aumentare di numero, non ci sarà più risorsa per nessuna. Più gente sul pianeta, è gente che giustamente vuole mangiare, consumare, sfruttare energia e materie prime e farà rifiuti. Il risultato è che il mondo è in stress. Ma questo lo dice tutta la ricerca scientifica da trent’anni. Ripeto, purtroppo quando c’è il fattaccio di cronaca come quello di ieri, si passano due giornate di interesse sul tema. E poi tutto torna come prima. Perché la gente non si rende conto che i comportamenti individuali incidono e che non si può più fregarsene”.
E’ vero che i comportamenti individuali contano, ma se non sono i potenti del mondo o i governi a intervenire sul serio…
“Ma i governi vengono votati da noi. Quanto hanno preso i partiti Verdi in Europa. Non guardiamo in Italia, dove uno può dire il partito è naufragato per altri motivi. Ma in Francia, ad esempio, nelle ultime elezioni forse partiti Verdi hanno preso il sopravvento? No, sono al 4%. Vediamo la Germania, dove i Verdi sono di più al governo e comunque sono al 15%. Quindi, è un problema di percezione. Le persone non ritengono che il tema ambientale sia priorità e di conseguenza per i politici non è un tema che crea consenso”.
Non solo non c’è percezione della gravità della situazione, ambientale, ma c’è anche chi nega il cambiamento climatico. Come quelli che, in questi giorni, negano la siccità. Queste persone dicono che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati. Cosa ne pensa?
“Questa è una scusa, è un alibi. Le persone che dicono così sono come quelle che dicono che il fumo in fondo non ha mai ucciso nessuno. Perché il nonno è campato fino a novant’anni e fumava il sigaro ogni giorno. Capisce, è una difesa. Lo dicono anche i miei colleghi psicologi che c’è un fortissimo tentativo di rimozione per non assumersi la responsabilità. Per non avere un’ulteriore ansia tra le mille ansie di questo mondo. E quindi le persone reagiscono anche in questo modo, con una negazione. E questo accade non solo per il clima, l’ho visto accadere col vaccino, accade in tanti settori della nostra vita quotidiana.
Il problema è che qui stiamo scherzando col fuoco. Perché il fumo, a un certo punto, è un problema individuale. Se uno fuma e muore pazienza, io invece non fumo e cerco di tenermene lontano. Invece, se va in crisi il sistema climatico terrestre, il pianeta diventa inabitabile e ci rimette tutta la società, tutta l’umanità. Ci rimettono i giovani e le generazioni future. E non si può più riparare. Non si può riparare niente”.
Cosa deve sapere chi legge, per non dar credito a quelle persone?
“La responsabilità è anche dell’informazione che deve tenere in tema in prima pagina anche se non succede la tragedia. Parlando dei problemi, delle situazioni nel mondo. E non dovrebbe dare spazio a mitomani. Il clima riguarda tutti, non c’è situazione da cui si può salvare qualcuno quando mancherà l’acqua totalmente. I personaggi che parlano di queste cose, tra l’altro, non sono mai esperti di niente.
Quelle sul clima che è sempre cambiato sono chiacchiere da bar. Si prende un problema serio e se ne fa una semplificazione senza senso. Certo che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati nel mondo, ma magari non c’era l’uomo. Cioè, guardando i cambiamenti climatici antichi che cosa vuol dire non c’era l’uomo. E se anche ci fosse stato, non sarebbe esistito una società come questa. Nel neolitico, diciamo, c’è in pianura padana se va bene c’erano 10mila persone. Adesso sono 11milioni.
Questi ragionamenti creano solo grande confusione e spostano continuamente l’opinione pubblica dall’assunzione di responsabilità. Si continua a mettere in dubbio e non si va alle soluzioni. Purtroppo, sono quelle che contano. Bisogna ridurre lo spreco di energia, di materiali. E’ necessario avere un’economia diversa, che non sia più basata sulla crescita e bisogna capire che ci sono dei limiti. Se ci stiamo dentro a quei limiti, possiamo convivere. Se ne usciamo subiamo le conseguenze come la siccità, l’alluvione, le valanghe, i tornado”.
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