Il Chelsea non trova pace, il club londinese nella bufera dopo il passaggio di proprietà: l’inchiesta pesantissima del New York Times. Accuse di mobbing bullismo e un suicidio.
Dopo la telenovela Abramovich, le sanzioni del Governo britannico per la vicinanza al Presidente russo Vladimir Putin e conseguente cessione del club, i Blues si trovano a fare i conti con un nuovo terremoto che rischia di complicare non poco l’inizio avventura della nuova proprietà.
Mobbing, bullismo e suicidio. Tre parole difficilmente associabili al mondo dello sport, ancora più raramente tutte assieme. Eppure l’inchiesta del New York Times svela il lato oscuro di Stamford Bridge. Ombre pesantissime gettate sul club nella ricostruzione del quotidiano statunitense che descrive un ambiente lavorativo tossico. In cui la pressione è tale da costringere diversi dipendenti della società ad allontanarsi per settimane, o talvolta anche mesi, giustificati da un congedo medico. Almeno 10 membri del reparto marketing (un comparto di una cinquantina di persone) hanno lasciato definitivamente il Chelsea, ha rivelato un dipendente. Poi, a gennaio di quest’anno, un ex membro dello staff è arrivato addirittura a togliersi la vita. Non è noto se il suicidio sia direttamente imputabile alla pressione sul posto di lavoro, tuttavia si tratta di un’eventualità inserita tra le possibili cause del gesto, inserite nel rapporto del medico legale sulla morte del dipendente.
Chelsea, bufera dopo l’inchiesta del NYT. Il club corre ai ripari: “Indagini affidate a team di revisione esterno”
A Londra si respira un’aria pesantissima. E’ difficile pensare a una squadra sportiva professionistica i cui dipendenti hanno dovuto sopportare il tipo di pressioni che lo staff del Chelsea ha dovuto affrontare quest’anno.
Sull’onda di una crescente pressione lavorativa, al fine di affrontare i problemi interni, il club londinese questa primavera ha deciso di assumere una società di consulenza per condurre quella che dallo stesso club è stata definita come una vera e propria “revisione culturale” del dipartimento di marketing. Una mossa spot secondo molti lavoratori del club, una notizia da dare in pasto all’opinione pubblica dato che le indagini che sarebbero state condotte sulla situazione lavorativa di numerosi dipendenti sarebbe stata supervisionata dallo stesso dirigente che ritenevano la principale causa dei problemi.