Amanda Lear e la leggenda che ha condizionato la sua carriera: l’amicizia e l’intimità con Salvador Dalì è storia, ma c’è un retroscena.
Amanda Lear, artista e performer, riesce a sorprendere sempre gli estimatori con qualche uscita delle sue. Una capacità innata che pone la cantautrice come una personalità eclettica e multiforme in grado di ammaliare gli ammiratori con diverse trovate – non solo in ambito canoro – che hanno rivoluzionato i canoni dello stile e delle tendenze. È tornata in auge grazie a una polemica sterile nata durante il GFVip, Giucas Casella – noto illusionista – pone l’accento sul fatto che la Lear in realtà sia un uomo e abbia intrapreso il processo di transizione.
Scelta legittima, supportata anche da un percorso psicologico non indifferente, nel caso di Amanda Lear però si sa poco e niente. O meglio, la leggenda riguardante la metamorfosi c’è sempre stata, ma è rimasta tra dubbi e mezze verità senza mai essere chiarita del tutto. Pronta a rettificare qualsiasi illazione, la Lear ha sempre portato avanti il proprio operato con garbo e maturità. Le canzoni hanno fatto epoca a prescindere da questo, ma nella sostanza la storia è più che avvincente.
Amanda Lear, la leggenda che ha cambiato la carriera della performer
Amanda Lear sarebbe lo pseudonimo di Alain Renè Tap, un vero e proprio alter ego. La versione maschile. Ci sarebbero dei documenti in grado di attestarlo, emersi verso la fine degli anni ’80 nelle biografie di Salvador Dalì. La conoscenza fra i due sarebbe scaturita in relazione: da questo amore passionale, l’esigenza di cambiare connotati. In aiuto il Professor Borou.
Celebre esperto di interventi inerenti alla metamorfosi e al cambio di sessualità. Amanda Lear inizialmente adotta il nome di Peki D’Oslo e diventa celebre grazie a balli e performance nei locali di Barcellona. Dettaglio che ha impreziosito la storia d’amore con il noto artista. Tra il serio e il faceto, determinate convinzioni sono sempre andate avanti. Il punto è cosa credere e soprattutto perchè continuare a farne un cruccio: Amanda Lear resta un’icona, tanto basta.