Il 13 novembre del 2015 Parigi visse le ore più terribili nella notte del Bataclan. Un commando jihadista uccise 130 persone e ne ferì 400 di cui la maggior parte nella sala dove si teneva il concerto del gruppo rock degli Eagles of Death Metal. La sentenza: colpevoli quasi tutti gli imputati, 19 su 20. Ergastolo a Salah Abdeslam
Tra i 130 morti anche un’italiana, Valeria Solesin, studentessa veneziana di 28 anni, che stava seguendo un dottorato in demografia alla Sorbona, e quella notte era al Bataclan con il fidanzato e una coppia di amici per assistere al concerto.
Dalle 21.20 Parigi visse l’inferno. A quell’ora infatti iniziarono le prime sparatorie, simultane, in diversi luoghi. Tre esplosioni accanto allo Stade de France dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania alla presenza del presidente, Francois Hollande, e di 80 mila spettatori. Una persona venne uccisa, oltre ai tre attentatori suicidi. Nel 10° arrondissement, venne attaccato il ristorante Le Petit Cambodge, dove vengono colpite a morte 12 persone. In Rue de Charonne, nell’11° arrondissement, i morti furono 18, in una sparatoria che dura 2/3 minuti, secondo i testimoni. Sempre nell’11° arrondissement, vicino a Place de La Republique, cinque persone morirono sotto i colpi dei terroristi nella pizzeria La Casa Nostra. In un altro attacco nei pressi della Piazza venne uccisa un’altra persona.
Proprio in quelle ore al Bataclan era in corso un concerto del gruppo americano Eagles of Death Metal con 1.500 spettatori quando i terroristi fecero irruzione e cominciarono a sparare sul pubblico, urlando “Allah akbar” e prendendo un centinaio di ostaggi. Di quegli attentatori solo uno Salah Abdeslam rimase vivo e fu portato in carcere. Dopo tutti questi anni era attesa per oggi la sentenza che dopo il ritiro in camera di consiglio della Corte d’Assise speciale della capitale francese, non è tardata ad arrivare.
Intanto il terrorista superstite dal carcere si era detto pentito e soprattutto, non si considerava un assassino di una delle stragi più cruente che la Francia ricordi. Due giorni fa aveva avuto l’ultima occasione di esprimersi dinanzi ai giudici della corte d’assise speciale nell’aula bunker dell‘Ile-de-la-Cité, nel cuore di Parigi, prima della sentenza di oggi.
“L’opinione pubblica pensa che ero a sparare contro le persone sedute ai tavolini fuori dai bar, che ero al Bataclan. Sapete che la verità è l’opposto. Ho commesso errori, è vero, ma non sono un assassino. Se mi condannate per omicidio commettete un’ingiustizia”, aveva affermato Salah Abdeslam, principale imputato del processo. Oltre a lui altri tredici imputati. La procura nazionale antiterrorismo aveva chiesto per lui l’ergastolo senza possibilità di sconti di pena. “Equivale a una pena di morte lenta“, aveva commentato Olivia Ronen l’avvocatessa di Salah. Parole che a quanto pare non sono state accolte dai giudici che dopo 10 mesi di dibattiti hanno emesso il verdetto, condannandolo all’ergastolo senza sconto di pena.
Durante il processo cominciato lo scorso settembre, il più lungo dal dopoguerra in Francia, il terrorista di 32 anni, per lunghi mesi uomo più ricercato d’Europa prima della cattura il 16 marzo 2016 a Molenbeek (Bruxelles), si era mostrato ambivalente, oscillando tra l’arroganza dei primi giorni, quando si proclamò “combattente dello Stato islamico“, a quando invece, sul finire del processo, ha espresso “condoglianze e scuse alle vittime“. Questo però è stato ininfluente per la procura antiterrorismo, che gli ha inflitto la condanna più pesante prevista dall’ordinamento penale francese.
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