La truffa ai danni di alcuni vip della Roma bene è avvenuta attraverso investimenti di denaro in criptovalute. I truffatori raggiravano gli investitori usando sempre lo stesso schema
Gli investitori ci credevano davvero nel guadagno monetario attraverso le criptovalute, tanto da lasciarsi coinvolgere in una piramide di investimenti a catena, puntando su depositi di criptovalute che promettevano rendite sicure e altissime.
Nei circoli di Roma Nord, ancora scioccati dal caso del broker Massimo Bochicchio, morto due settimane a seguito di un incidente in modo (misterioso) e accusato di avere raggirato decine di clienti rubando cifre milionarie, ora non si parla d’altro. Questa volta, però sotto accusa è finito un “portafogli” virtuale.
Criptovalute, vip truffati nei circoli della Roma bene | Raggirati da uno schema usato negli anni ’20
Sotto accusa stavolta c’è finito il portafoglio virtuale dove depositare le Hu, ovvero le monete che danno diritto a diventare membro interno del sistema virtuale di criptovalute.
Ma il processo d’investimento utilizzato dai truffatori ricorda lo schema ideato da Charles Ponzi, un noto truffatore dei primi del ‘900, riutilizzato successivamente anche da Bernie Madoff, il banchiere americano che fu condannato per una delle più grandi frodi finanziarie mai fatte.
I truffatori proponevano al potenziale investitore “l’affare” giusto promettendo di ricevere immediati e elevati ricavi di soldi. Come una vera catena, una volta raccolti i soldi, i nuovi entrati poi cercano altri investitori e, man mano che arrivano i nuovi membri coi loro soldi si pagano i membri vecchi. Così veniva dimostrato che l’investimento fruttava.
Una truffa oleata e perfetta fino a quando il flusso di nuovi investitori smette di esistere oppure chi è a capo del sistema decide di non alimentare più il “giro”. Di conseguenza lo schema salta, i soldi spariscono e tutti finiscono al verde.
La truffa delle criptovalute: il panico degli imprenditori
Ad essere nel panico e temere per i soldi persi sono ora soprattutto professionisti e imprenditori tra i 40 e i 50 anni della Roma bene che sarebbero stati truffati tra una partita di padel e un happy hour.
Erano tutti convinti di essere entrati a fare parte di un sistema di nicchia, riservato solo a pochi adepti fortunati. Ma scoperta la truffa, molti sono corsi da avvocati e commercialisti alla ricerca di consigli utili su come agire per non cadere in bancarotta.
Un avvocato ha spiegato a il Messaggero: “Il timore non è solo quello di avere perso i propri risparmi, ma anche quello di incappare in sanzioni penali visto che, nello stesso momento in cui da investitore si passa a proporre ad altri di capitalizzare il proprio denaro, si incorre nell’esercizio abusivo della professione. Per gestire i soldi, infatti, ci vogliono autorizzazioni o l’iscrizione all’albo dei consulenti finanziari. Ecco perché molti hanno paura anche a denunciare di essere stati truffati. Senza contare – aggiunge – il terremoto che la vicenda sta provocando in chi ha convinto a entrare nel giro familiari, fidanzate e amici”.
Infine, una delle vittime del raggiro ha riferito: “All’inizio gli Hyper rendimenti c’erano, poi, il nulla. Siamo in tanti a non ricevere più notizie e a non ottenere il disinvestimento. Prima di chiudere il canale Telegram i responsabili, dopo avere detto che si erano verificati problemi al software, hanno ammesso che gli ideatori erano spariti da mesi. C’è chi ha acquistato criptovaluta per cinquemila, ventimila, cinquantamila euro. Ma c’è anche chi ha investito cifre fino a mezzo milione di euro.”