Pistole, fucili d’assalto e perfino granate. Orazio Nasca, meccanico 51enne di Garbagnate Milanese, in auto e casa aveva un vero e proprio arsenale. Le armi erano tutte da guerra e provenienti dall’Est Europa.
Armi da guerra provenienti dai Balcani e dall’Europa dell’Est, tutte perfettamente funzionanti. Oltre a munizioni e silenziatori. Il tutto proveniente dal “circuito illegale” e destinate ad essere utilizzate per commettere dei reati. È quanto gli agenti della squadra Mobile di Milano, guidati da Marco Calì, hanno trovato a casa e in auto di Orazio Nasca.
Cinquantun anni, una condanna a 11 anni per concorso in omicidio alle spalle, nell’ultimo periodo Nasca lavorava come meccanico. Ma non aveva mai smesso di occuparsi di armi. Il gup Guido Salvini lo ha condannato a 8 anni di reclusione con il rito abbreviato e al pagamento di una multa da 18mila euro.
A casa sua, a Garbagnate Milanese, la polizia ha trovato “un arsenale di elevata e micidiale potenzialità offensività”. Armi che erano “certamente destinate ad ambienti della criminalità organizzata di alto spessore” e sarebbero servite per commettere “gravi reati”. A preoccupare è la proliferazione di armi non registrate che in Europa, come negli Stati Uniti, non mancano.
Nasca era stato già individuato mesi fa. Il 51enne era stato fermato dalla polizia a bordo della sua Lancia Y nella notte del 16 novembre. Aveva appena lasciato l’autostrada A4 e percorreva viale Rubicone, in zona Comasina.
Nel portabagagli aveva “cinque mitragliette, tre pistole, un silenziatore, un manganello telescopico e numerose confezioni di munizioni da guerra”. I tre “fucili d’assalto AKM47” erano “di originaria produzione rumena o serba” ma erano stati “modificati in modo professionale riducendo della metà la lunghezza della canna e riducendo le dimensioni del sistema di recupero dei gas”. In questo modo si potevano nascondere meglio sotto giacche e cappotti.
Le tre pistole, invece, erano una “semiautomatica Makarov PM9, proveniente dagli arsenali governativi dell’ex Urss” con tanto di “silenziatore e da un doppio caricatore”, oltre ad una “Php Mv Compact calibro 9 × 19 mm Parabellum e la Zastava M57 calibro 7,62 × 25 mm Tokarev proveniente dagli arsenali governativi ex -jugoslavi”. Tutte armi “in ottimo stato” e perfettamente funzionanti. Tutte avevano un numero di matricola, ma non erano registrate nel circuito ufficiale. A casa di Nasca, poi, la polizia ha trovato altre armi e munizioni e perfino 6 granate. Tutte le armi arriverebbero dall’Est Europa e
Nasca ha già scontato una condanna a 11 anni per concorso in omicidio. Nel 1998 lavorava come guardia giurata ed era stato lui a indicare a due complici il capannone dismesso della Codelca di Caronno Pertusella, nel milanese, dove la banda aveva in programma di derubare della pistola un altro vigilante.
L’obiettivo era quello di procurarsi armi nell’attesa di organizzare colpi più consistenti. Quella notte un complice di Nasca, Raffaello Bottillo si era nascosto, armato, nella ditta in attesa del vigilante impegnato in un controllo di routine. Un vicino però aveva dato l’allarme e chiamato i carabinieri. All’arrivo della pattuglia, il carabiniere Giovanni Palermo era stato il primo ad entrare ed era stato freddato dal rapinatore preso dal panico.
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