La confessione shock della madre di Elena Del Pozzo fa rabbrividire. La donna ha dichiarato ai carabinieri di Catania che in quegli attimi di violenza sulla bimba ha percepito una forza che non aveva mai percepito prima. Così l’ha uccisa dopo i cartoni
A distanza di appena 24 ore Martina Patti, madre di Elena Del Pozzo, la bambina di 5 anni uccisa a Catania, è un’altra persona. La donna, reo confessa, è crollata dopo un lungo interrogatorio nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Catania.
La confessione della 23enne Martina è scioccante: una donna gelida che dice di aver colpito la figlia mentre guardava i cartoni animati. Una madre totalmente diversa da quella che il giorno prima si era presentata nella stessa caserma dei carabinieri in lacrime per denunciare la scomparsa della bimba.
La donna che ieri alle 12.50 ha confessato l’omicidio della figlia di 5 anni agli inquirenti è una persona fredda. Le parole sono quelle di un’assassina algida:
“Quando ho colpito Elena avevo una forza che non avevo mai percepito prima. Non ricordo la reazione della bambina mentre la colpivo, forse era ferma, ma ho un ricordo molto offuscato”. Così Martina Patti, assistita dall’avvocato Gabriele Celesti, confessa di aver ucciso la piccola Elena.
Una madre assolutamente diversa da quella che appena 24 ore prima si era rivolta ai carabinieri di Mascalucia, paese dove abitava con la figlia, in lacrime per denunciare che la piccola Elena era stata prelevata da tre uomini incappucciati.
Un orrore iniziato lunedì quando Martina ha inferto sette coltellate al collo e alla schiena della figlia e poi riposto il corpo senza vita in cinque diversi sacchetti di plastica, uno dentro l’altro. Infine, il terriccio buttato sopra per nascondere le buste di plastica. La mamma racconta nei particolari quella ultima giornata di vita della bimba, partendo proprio dall’uscita dell’asilo.
“Quando ho preso mia figlia all’asilo siamo andate a casa mia. Elena ha voluto mangiare un budino poi ha guardato i cartoni animati dal mio cellulare. Io intanto stiravo. In serata saremmo dovute andare da un mio amico per il suo compleanno ed Elena era contenta. Poi siamo uscite per andare a casa di mia madre, ma poi ho rimosso tutto. Non ricordo se ho portato con me qualche oggetto da casa. All’incirca erano le 14.30, siamo andate nel campo che ho indicato ai carabinieri…Era la prima volta che portavo la bambina in quel campo. Ho l’immagine del coltello, ma non ricordo dove l’ho preso. Non ricordo di aver fatto del male alla bambina, ricordo solo di aver pianto tanto”.
La confessione di Martina continua e, quasi assente, come riporta anche il Corriere, ricostruisce la fase successiva all’omicidio e la messinscena del rapimento.
“Forse ho capito che la bambina era morta e non sapevo che cosa fare. Subito dopo ho chiamato il padre di Elena, ma ero così agitata che non capivo cosa dicessi… quindi sono andata a casa dei miei genitori, ero molto confusa e quello che era successo non mi sembrava reale. Non ricordo dove ho messo il coltello ma prima di andare dai miei genitori mi sono cambiata e ricordo che piangevo forte. Quando ho incontrato i miei genitori ho inventato la storia che ci avevano fermato e che avevano rapito la bambina sfruttando la storia delle minacce ad Alessandro (l’ex compagno)”.
Sull’occultamento del cadavere della bimba, la donna non ricorda molto ma dice: “Non ricordo di aver sotterrato la bambina, ma sicuramente sono stata io. Non ricordo cosa sia passato per la mia mente quando ho colpito mia figlia, anzi posso dire che non mi è passato nessun pensiero, era come se in quel momento fossi stata una persona diversa. Ieri all’uscita dalla caserma mentre salivamo a casa ho cominciato a raccontare la verità a mio padre”.
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