Il caso della piccola Elena, uccisa dalla madre dopo esser tornata dall’asilo, ha sconvolto l’Italia oggi. Eppure, non è la prima volta che succede. Anzi. Negli ultimi 20 anni, secondo i dati, sono stati uccisi dai genitori ben 480 bambini. Una cifra mostruosa. Se poi a questo numero aggiungiamo le morti sospette, i casi non ancora chiusi e i femminicidi si toccano vette agghiaccianti. Che cosa può essere successo questa mattina a Catania? Al quotidiano Free.it la criminologa Cinzia Mammoliti.
L’omicidio della bimba di 5 anni avvenuto questa mattina è l’ultimo delitto di una lunga serie. Negli ultimi mesi ci sono stati moltissimi delitti familiari e troppi femminicidi. Tanto che ci si interroga su quali possano essere le cause di tale situazione estrema. Lo abbiamo chiesto alla criminologa Cinzia Mammoliti.
Cosa può aver spinto una madre a uccidere sua figlia?
“Quando siamo di fronte all’omicidio dei figli, siamo in situazioni di non lucidità mentale. E questo vale per questo caso come per tutti i casi in cui le madri che uccidono i figli. E’ una mancanza di lucidità quantomeno momentanea. Non sono nella testa della donna, ma il momento dell’omicidio di un figlio è un momento un po’ diverso da quello che si può verificare con altri tipi di omicidio. Perché nessuna donna al mondo, lucidamente, lo farebbe.
Quindi…cosa può aver spinto? Sofferenze, interiorizzazione di problemi, ripercussioni correlate al periodo storico. Oppure ci possono essere situazioni domestiche di violenza, problemi professionali, economici. Dopo la pandemia e con la crisi, la gente ha paura, è spaventata ed esplode.
Di recente ci sono stati tantissimi delitti familiari. Che costa sta succedendo?
“Queste sono le conseguenze di questi due anni di altissima tensione che abbiamo vissuto. Checché ne dicessero i media, si era assistito a un calo, dei femminicidi o comunque degli omicidi domestici. Ora il trend sta riprendendo e infatti da marzo a giugno sono stati dei mesi caldi sotto questo punto di vista, con un elevato numero di morti. Poi, in realtà, il trend è abbastanza stabile. Probabilmente, influiscono i presidi sanitari che nicchiano o non sono puntuali nella somministrazione dei farmaci. Il caldo acuisce la pressione e soprattutto, la gente è stanca, esasperata.
Noi tutti quanti stiamo pagando le conseguenze di due anni di emergenza sanitaria, di privazioni e limitazione forzate. Ed è stata una situazione che poteva ledere il sistema nervoso anche alle persone più centrate. Per cui, io credo soltanto che si stia manifestando un parossismo dato dall’aver tenuto troppo dentro. Quando si è tirata troppo la corda, quando non si è chiesto aiuto o non si è ricevuto la gente esplode”.
Di recente ci sono stati anche molti femminicidi. Ed è tornata anche la polemica sulla mancanza di tutele dal sistema.
“Ormai siamo in un sistema al degenero, credo che niente come questo periodo lo abbia dimostrato. E se il sistema è al degenero, naturalmente nicchia, dorme, non risponde. Quindi il fatto che ci sia il preallarme, e le istituzioni che dovrebbero essere preposte alla tutela non ci sono, cosa significa… Significa che quelle istituzioni che dovrebbero essere preparate, aggiornate formate, su quella che è la vittimizzazione primaria, in realtà se ne sbattono. Ormai è un sistema italiano; cioè, quello che non produce guadagno non è interessante e quindi…. chi se ne frega”.
Potrebbero esserci ancora delitti legati a problemi mentali?
“E’ è già andata bene che non siamo finiti a sbranarci tra di noi, in giro con le clave. Ci sono delle recrudescenze e secondo me ancora non è niente. Penso che per i prossimi mesi questa cosa andrà aumentando. Se ci sono già tante famiglie con delle latenze violente, conflittuali o disfunzionali, in situazioni difficili, può esplodere la violenza.
Esplode la violenza soprattutto là dove non c’è un sostegno da parte di nessuno. Ci sono moltissime vittime di vittimizzazione secondaria ma non c’è alcun tipo di tutela. Ci hanno dato questo bonus psicologo, che sinceramente ce ne facciamo i bussolotti. Tutti siamo vittime di vittimizzazione secondaria. E’ proprio endemica di questo sistema la vittimizzazione secondaria. Io ho lottato in prima linea per vent’anni e, purtroppo, devo dire che per me l’Italia non ha più speranza”.
Poi, forse, molti non chiedono neanche aiuto. Vero?
“E certo, perché non si fida. Come fa a fidarsi se un sistema continua a remare contro? Giustamente non si fida. Per quanto riguarda gli operatori della sicurezza, tra i quali mi includo, hai voglia dire alla vittima: “non ti preoccupare, devi avere fiducia”. Quando poi all’interno di un tribunale vengono stravolte le realtà. Basta il primo psicopatico che non viene riconosciuto tale dai giudici o dagli operatori, dai servizi sociali, da chi dovrebbe essere preposto alla cura.
Come fai a mandare uno tra le fauci del mostro?! A volte si rinuncia anche all’azione legale, perché ci si ritrova dalla parte del torto. E’ capace che si inverta la responsabilità. Più volte ho assistito vittime sia uomini che donne finite poi dalla parte dei colpevoli. Ci troviamo in un sistema che non sa leggere, non sa decodificare, non si vuole formare. E applica protocolli, codici, senza entrare bene nel merito delle questioni umane, che sono ben più complesse di un di una norma scritta o di un protocollo studiato ad hoc”.
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