Guerra in Ucraina, giorno 110. La battaglia infuria ancora a Severodonetsk dove gli ucraini si sarebbero ritirare dal centro. La città è sempre più sotto il controllo russo e isolata, dal momento che sono stati distrutti quasi tutti i ponti. Secondo le previsioni, ci vorranno pochi giorni affinché l’esercito di Mosca conquisti l’intera regione di Lugansk. Intanto l’Occidente si interroga sulla questione dell’invio delle armi. Quali sono le prospettive di questa guerra? Come sta cambiando la visione dell’Occidente? Al quotidiano online Free.it l’analista armeno Agiil Rustahmzade.
Lo scontro a Severodonetsk è sempre più cruento e in città sono intrappolati ancora migliaia di civili. La maggior parte è nascosto nel polo industriale dell’Azot. Secondo il governatore di Lugansk, ci sarebbero 500 civili, fra cui 30 bambini. “Stiamo cercando di organizzare la loro evacuazione dal sito ma i russi bombardano senza sosta”, ha detto Serhiy Haidai, responsabile dell’amministrazione militare della regione di Luhansk. Dunque la Russia sta vincendo? Come stanno le cose? Lo abbiamo chiesto all’analista armeno Agiil Rustahmzade.
Cosa ne pensa di questa guerra e della sua evoluzione?
“Questa guerra mi fa pensare, per certi aspetti, alla prima e alla Seconda guerra mondiale. Perché è stata ed è tuttora una guerra di trincea, perché in gioco ci sono più potenze e poi perché, in fondo, penso che nessuna guerra sia completamente diversa. Oggi non ci sono le baionette ma armi sofisticate e “intelligenti”. Eppure, a muovere tutto questo sono sempre le stesse motivazioni. Quello che ho capito di questo conflitto, e non sono stata certo, negli ultimi giorni, è che sarà molto lungo”.
Cosa glielo fa pensare?
“Non è una situazione per cui tu resisti, resisti per un paio di mesi, anche tre e poi il nemico viene sconfitto. L’esercito russo ora ha conquistato Severodonetsk, ma la situazione potrebbe cambiare. Questa è una guerra di logoramento. Che può durare solo se gli Stati Uniti continuano a inviare armi più potenti. Perché senza, l’esercito ucraino soccombe. Ma sono armi difensive, non basteranno. Infatti, credo che ormai anche l’Occidente abbia compreso che la Russia non può essere sconfitta militarmente”.
Pensa che ci sia stato un cambio di visione?
“Dalla mia prospettiva sì. I Paesi occidentali pensavano di riuscire a sconfiggere la Russia in questo periodo, con le armi. Ora si stanno interrogando tutti sulla opportunità di continuare a inviare armamenti a oltranza. Anche Biden ha chiesto a Zelensky qual è la sua visione del prossimo futuro. Siamo arrivati a un punto di svolta.
Inoltre, c’è da considerare che la Russia non viene rifornita di armi come l’Ucraina. E tra qualche mese avrà carenza di munizioni ed equipaggiamenti. Perciò, l’esercito si indebolirà e questo potrebbe portare alla sconfitta politica della Russia. Perché, ripeto, non c’è alcuna opportunità per l’Ucraina di infliggere una sconfitta militare alla Russia”.
Cosa intende?
“Ormai è chiaro che la Russia può essere sconfitta solo economicamente. Non mi riferisco solo ai soldi, ma anche alle vittime tra i soldati. Quale sarà il limite oltre il quale anche la propaganda non potrà mascherare la verità? Dal punto di visto del denaro, fino alla fine del 2022 la Russia non avrà problemi con le risorse. Ma con la politica sì. Quindi è anche politicamente che Mosca può essere sconfitta. E l’Occidente ora sta lavorando per arrivare a questo obiettivo”.
E’ molto difficile, però, perché in ballo ci sono molti interessi economici tra Europa e Russia. Lei, dalla sua prospettiva, come la vede?
“Certamente quello che lega a doppio filo Russia e Ue è il gas. E tutti gli altri affari economici che ci sono in ballo. E sono tanti, anche se non se ne parla mai. Per esempio, benissimo che il presidente francese chiami Putin per mediare. Ma è bene sapere che è proprio la Francia ad aver fornito unità di artiglieria semovente CAESAR, che proprio ora nel Donbass sono in azione. Il problema è che non esiste un Occidente collettivo. Ogni Paese agisce secondo i propri interessi nazionali, così come certi politici agiscono per interessi, come nel caso di Orban”.
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