Il boss 49enne che scatenò la guerra a Scampia è morto nella sua cella di massima sicurezza del carcere di Opera nella notte tra domenica e lunedì. si è trattato di morte naturale o avvelenamento?
Bisognerà aspettare ancora qualche giorno perché si sciolga il mistero sulla morte di Cosimo Di Lauro. Il boss 49enne, che ha ispirato il personaggio di Genny Savastano di Gomorra, è stato trovato senza vita nella sua cella del carcere milanese di Opera lunedì mattina.
Sul corpo non c’erano apparenti segni di violenza. Nella notte nessuno degli agenti in servizio nell’ala dedicata ai detenuti in regime di 41 bis del carcere alle porte di Milano si era accorto di nulla.
A fare luce sul mistero del decesso del reggente del clan di Secondigliano, figlio di Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ‘o Milionario, ci penserà il pool di medici legali guidato da Cristina Cattaneo. Il pm Roberto Fontana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha disposto l’autopsia, oltre ad una serie di accertamenti medico legali. Tra questi, il più importante è l’esame tossicologico, che potrà dare copro a eventuali dubbi su un possibile avvelenamento. O al contrario confermare l’ìpotesi della morte naturale del boss, nonostante la sua età.
Dell’uomo dallo sguardo fiero e tracotante che nel 2005 era stato arrestato, il carcere aveva ormai cancellato ogni traccia. Di Lauro, come racconta il suo legale, negli ultimi anni non era più il “principe” dei narcos che aveva messo a ferro e fuoco Scampia.La sua mente si era offuscata. E si era lasciato andare alla trascuratezza. “Ormai non rispondeva alle domande, era sempre silenzioso, con lo sguardo assente. Durante i colloqui mi fissava ma dava la sensazione che non fosse in grado di comprendere. L’autorità giudiziaria riteneva stesse fingendo. Se così è stato allora era anche un grande attore… “, racconta il suo avvocato Saverio Senese.
Proprio per questo, i legali avevano chiesto ai giudici della terza Corte d’Assise di Napoli di “sospendere il giudizio e di disporre una perizia psichiatrica” per accertare “le condizioni di salute psicofisica e la capacità di stare coscientemente nel processo”. “Assume dosi massicce di psicofarmaci somministrati da anni come a un paziente psichiatrico”, avevano scritto. Una situazione in cui, per i suoi difensori, Di Lauro non sarebbe dovuto restare in carcere al 41 bis, ma essere sottoposto a cure adeguate. In una perizia di parte del 2008, infatti, i medici parlavano di ansia, disturbi mentali e comportamenti bizzarri “come ridere a crepapelle anche nel cuore della notte”.
Disturbi che si sarebbero portati via per sempre la figura del narcotrafficante milionario che Cosimo Di Lauro aveva incarnato, seppure per poco tempo. Gli anni in cui ‘designer don’ aveva preso in mano il traffico della droga, scatenando la faida di Scampia, da lui voluta per svecchiare il clan ed eliminare i fedelissimi del padre, erano ormai solo un lontano ricordo.
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