Nelle ultime ore, la Banca centrale europea (Bce) ha preso la decisione di di aumentare di 25 punti base i tassi d’interesse dell’Eurozona a partire da luglio. La decisione è stata presa dopo dopo che il livello di inflazione a maggio è arrivata all’8,1%. Ma cosa vuol dire? E quali sono le conseguenze per l’economia italiana. A Free.it l’economista Massimo Baldini.
Durante la riunione ad Amsterdam, la Bce ha preso la storica decisione, dopo dieci anni di alzare i tassi d’interesse. L’obiettivo è contrastare l’inflazione che sta crescendo sempre di più nell’eurozona. A causa degli effetti dell’invasione russa in Ucraina e delle sanzioni a Mosca. La Bce ha deciso che da luglio mette in stand by il programma di acquisto di titoli di stato. Ma cosa comporta questa situazione? E cos’è la stagflazione di cui si parla in questi giorni? A Free.it l’economista Massimo Baldini.
Come giudica l’intervento della Bce sui tassi d’interesse?
“Rispetto a quanto ha deciso ieri la Bce, secondo me molto dipende da quale valutazione si dà sulle cause dell’inflazione. Cioè se è una inflazione che deriva da un aumento forte della domanda, cioè da un’economia che sta crescendo troppo velocemente e ha bisogno di essere raffreddata. Oppure è una inflazione da costi”.
Qual è il quadro in America e in Europa?
“Mentre negli Stati Uniti mi pare che ci sia una inflazione da domanda, qui in Italia e in Europa in generale, c’è una inflazione da costi, cioè da un aumento dei prezzi dei prodotti e dell’energia, degli alimentari. In questo caso, non abbiamo bisogno forte di un rallentamento dell’economia. Quindi l’aumento dei tassi un po’ è comprensibile dopo anni di tassi negativi, e che rimangono negativi vista l’inflazione.
Però una svolta restrittiva molto forte della Bce non sarebbe opportuna. Perché si rischia di avere una crisi economica indotta anche dalla guerra in ucraina, vicina a noi molto più che negli Stati Uniti. E l’inflazione comunque resta elevata, perché deriva dai costi energetici. Quindi, va bene aumentare un po’ i tassi, ma non più di tanto”.
Quali sono le conseguenze di questa situazione in Italia?
“Ieri la Bce ha deciso due cose: la prima è che aumenterà i tassi, la seconda è che ridurrà l’acquisto dei titoli di stato dei vari Paesi europei. Della prima decisione abbiamo già parlato. Per quanto riguarda la seconda, è molto importante per l’Italia, perché si può dire che si torna a una situazione di finanza pubblica anormale. In cui i titoli devono essere venduti sui mercati e non c’è il compratore finale che ti garantisce la copertura. E che garantisce che lo spread rimanga basso. Quindi, questo cambia tutto per la politica fiscale italiana”.
Perché?
“Perché negli ultimi dieci anni, la gran parte dei nuovi titoli di credito è andata a finire dalla Bce. C’è bisogno di tornare a una condizione di fiducia, di normalità dell’andamento della politica fiscale. Senza sperare che ci saranno in futuro nuovi recovery plan, nuovi next generation Eu.
E’ molto difficile che ci saranno nuovi programmi di emissione di reddito comun. Perché le condizioni sono cambiate e soprattutto i governi dei vari Paesi europei hanno il problema di mantenere una certa tenuta del loro elettorale. Di mantenere il consenso di fronte a una situazione di prezzi che crescono.
Bce, l’economista Massimo Baldini a Free.it | “Economie occidentali stanno rallentando. L’Italia rischia…”
Quando cresce il prezzo dei combustibili, della benzina, del riscaldamento, è molto difficile per un governo mantenere il consenso, CI manca solo, dal loro punto di vista, che si crei una polemica sul fatto che i paesi del sud Europa sono sostenuti dal denaro dei contribuenti dei paesi del nord Europa. Per la finanza pubblica italiana e per il dibattito politico, le decisioni della Bce cambiano davvero tutto”.
Che cos’è la stagflazione?
“La stagflazione è la combinazione di recessione economica, quindi Pil che cala o comunque rimane fermo, e di inflazione elevata. E’ una situazione che avemmo già in tutti i Paesi occidentali negli anni 70. Quando ci fu la dine del gran boom economico post bellico. E l’aumento molto forte del prezzo del petrolio, deciso dai Paesi dell’Opec. Anche come ritorsione contro il governo israeliano.
Quindi, la stagflazione è il peggiore degli scenari possibili: con prezzi che calano con un tenore di vita che scende e non c’è crescita economica ma disoccupazione alta. E’ una situazione molto simile a quella nostra oggi. Perché in Europa i prezzi dipendono molto dai prodotti energetici e il fatto che il prezzi aumentino così velocemente proprio come tanti anni fa e l’economia rallenta”.
Quindi l’obiettivo è evitare la stagflazione, no? Non ci siamo ancora, ma quasi?
“Esatto. Tutti dicono che le economie occidentali stanno rallentando rispetto alle previsioni. In realtà le ultime previsioni sono ancora positive, però se la guerra continua e le cose peggiorassero, davvero potrebbe succedere che il Pil europeo diventi negativo. Cioè, che ci sia una caduta vertiginosa. E questo dovrebbe già di per se frenare l’inflazione, perché se non c’è domanda, l’inflazione ovviamente cade. E questo dovrebbe spingere la Bce a non esagerare con manovre con aumenti di tassi d’interesse”.