Offesa o critica politica? Si gioca su questo il processo che si è aperto oggi a Milano e che vede Matteo Salvini, leader della Lega ed ex ministro dell’Interno, accusato di diffamazione nei confronti di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3 che nel 2019 aveva forzato il blocco delle autorità italiane e portato la nave, con il suo carico di migranti nel porto di Lampedusa. Ne era nata una polemica sui social e non, che non è ancora finita.
Matteo Salvini aveva accusato dal suo profilo Facebook la capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete di essere “complice di scafisti e trafficanti, una sbruffoncella, una criminale”. E ancora: “una ricca tedesca fuorilegge, una delinquente, una ricca e viziata comunista tedesca, una zecca tedesca, una comandante criminale”. Parole scritte sui social tra il 26 giugno e il 19 luglio 2019, quando la comandante era arrivata a Lampedusa con alcune decine di naufraghi, violando i divieti posti dall’allora ministro dell’Interno. Parole finite al centro di un processo davanti al Tribunale di Milano. Non è la prima volta che il leader della Lega deve affrontare un processo sulla questione dei migranti.
Il ‘blitz’ di Carola Rackete, accusata anche di aver “speronato” una motovedetta dalla Guardia di Finanza, aveva fatto scatenare l’ex ministro dell’Interno. Quelle critiche aspre, però, per il difensore di Salvini, l’avvocato Claudia Eccher hanno un nesso con la sua attività di parlamentare. “Le espressioni accese, iperboliche, sono connesse e funzionale di un messaggio politico di chiara scelta governativa” sull’immigrazione, ha spiegato in aula il legale. “In politica c’è stato un cambio di paradigma linguistico. Dai toni aulici si è passati al paradigma del rispecchiamento con frasi brevi, comuni, toni accesi”.
Di segno opposto la lettura che il pm Giancarla Serafini ha dato delle frasi che per un mese sono comparse sui profili social di Salvini contro la capitana della Sea Watch 3 e contro le ong. La rappresentante dell’accusa ha parlato di “offese alla persona” da parte dell’ex ministro nei confronti di “una giovane ragazza” come Rackete.
Per il pm Serafini “le frasi contestate non attengono esattamente a un discorso di politica ma riguardano invece vere e proprie offese e attacchi alla persona“. E ancora: “l’esercizio del diritto di critica non autorizza l’offesa della sfera privata di un soggetto, la denigrazione”. Attacchi che sono proseguiti anche dopo che il Tribunale di Agrigento ha stabilito che la giovane aveva agito per salvare delle vite. E che “non vengono da un uomo qualunque, ma da un uomo delle istituzioni”. Non solo. I post dell’allora ministro dell’Interno, che hanno ricevuto migliaia di commenti, hanno generato “minacce violentissime e parole terribili” nei confronti della capitana della Sea Watch 3. Una “diffamazione” che per Salvini sarebbe avvenuta “quando non stava svolgendo l’incarico ministeriale”.
Ancora più dure le considerazioni dell’avvocato Salvo Tesoriero, legale di Carola Rackete. “Un insulto alla persona – ha detto – non può mai rappresentare un argomento politico. Non siamo di fronte a una frase brutta ma a un discorso d’odio costruito da un soggetto che sfrutta la propria carica. Un discorso d’odio che mai potrebbe essere espressione della funzione. Un discorso d’odio che si propaga per un mese” contro la ragazza. Su una frase del pm sulla politica di Salvini, così come su alcune espressioni della parte civile, la difesa del leader del Carroccio ha fatto una secca replica. “Ho sentito parlare di un discorso d’odio e di giudizi non giuridici, qui non si discute di politica – ha detto l’avvocato Eccher – . Contro Carola non c’è un attacco personale, ma scelte politiche di un allora ministro. Mi aspetto che in questa aula non vengano più pronunciati epiteti di questo tipo”.
Il legale del leader del Carroccio ha chiesto per lui il proscioglimento sollevando sottolineando che le frasi rientrano nel perimetro della critica e della sua attività politica. Ha anche rilevato che Salvini, pur non essendo più un ministro in carica, può essere sottoposto a processo solo dopo l’autorizzazione a procedere del Senato. Questioni su cui il giudice deciderà nella prossima udienza, in programma il 23 giugno. Pubblica accusa e parte civile si sono opposte.
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