Gli italiani hanno finito di pagare tasse e contributi previdenziali allo Stato. Oggi inizia il “tax freedom day”, cioè il “giorno di liberazione fiscale”. Tutto quello che si guadagna potrà essere usato per se stessi.
Dopo poco più di 5 mesi dall’inizio del 2022, da domani i contribuenti italiani finiscono di lavorare per assolvere tutti i versamenti fiscali dell’anno e inizia a guadagnare per sé. A fare i calcoli è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.
È comunque bene chiarire che il “giorno di liberazione fiscale” non è altro che un esercizio teorico che serve a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, l’eccessivo peso fiscale che grava sugli italiani. Rispetto al 2021, quest’anno il “tax freedom day” arriva un giorno prima, esattamente dopo 157 giorni lavorativi, inclusi i sabati e le domeniche. Dopo poco più di 5 mesi dall’inizio del 2022, quindi, da domani, martedì 7 giugno, il contribuente medio finisce di lavorare per assolvere tutti i versamenti fiscali dell’anno (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali, ecc) e inizia a guadagnare per sé.
Secondo i numeri forniti dalla Cgia di Mestre, nel 2021 il peso fiscale nel nostro Paese ha raggiunto la soglia record del 43,5%. l’Italia è al sesto posto tra i 27 Stati Ue dietro a Danimarca (48,1%), Francia (47,2%), Belgio (44,9%), Austria (43,8%) e Svezia (43,7%). La Germania si è attestata al 42,5%, la Spagna al 38,8%.
Giorno della liberazione fiscale, come si calcola
Per individuare il 7 giugno come il tax freedom day 2022 in Italia è stata suddivisa la stima del Pil nazionale prevista nel 2022 per i 365 giorni dell’anno. In questo modo si è ottenuto un dato medio giornaliero.
A questo punto, sono state prese in considerazioni le previsioni di incasso dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse, che chiunque abbia un reddito verserà quest’anno, e sono stati rapportati al Pil giornaliero. Questa procedura ha permesso di calcolare il tax freedom day 2022 in Italia. Se guardiamo indietro, il tax freedom day più in anticipo, è stato nel 2005, quando “la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle tutte le scadenze fiscali“.
Al contrario, il tax freedom day più in ritardo si è registrato nel 2021, quando “la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5% e, di conseguenza, il ‘giorno di liberazione fiscale è arrivato l’8 giugno“. Dando infine uno sguardo al contesto europeo si scopre che nel 2021, a impiegare più tempo per liberarsi dagli adempimenti fiscali rispetto ai cittadini del nostro Paese, ci sono stati i cittadini di Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Svezia.