Continuano i contatti telefonici tra l’Europa e la Russia per trovare una solzione diplomatica alla guerra in Ucraina. Il presidente Vladimir Puntin si è confrontato al telefono con l’omologo francede Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Una colloquio durante il quale si sono registrate importanti aperture da parte russa, che però ha fatto una richiesta intransigente.
La guerra continua in Ucraina e anzi si intensifica nel Donbass dove i russi hanno aumentato la pressione sulle forze ucraine. Ma mentre infuria la battaglia, la diplomazia fa alcuni passi in avanti con due leader europei, quello francese e tedesco che stanno cercando un via che possa ammorbidire la posizione del Cremlino.
Un canale di comunicazione diretto tra l’Occidente e il Cremlino che continua dopo la conversazione Putin-Draghi dei giorni scorsi. Un segnale incoraggiante, considerato anche il fatto che è stato lo stesso Cremlino a far sapere che Putin, Scholz e Macron hanno concordato di continuare a sentirsi periodicamente, tutte le volte che sarà necessario.
Proprio Macron e Scholz nelle scorse ore hanno invitano Putin a intavolare “negoziati seri e diretti” con Voldymyr Zelensky.
E allo zar strappano una timida apertura: “La Russia è pronta a riprendere il dialogo con l’Ucraina“, assicura, dicendosi anche disponibile a facilitare soluzioni sul fronte della crisi del grano.
Ma su un punto il presidente russo non transige: “Basta inviare armi all’Ucraina“. Putin non ha nascosto tutta la sua irritazione per il massiccio flusso di armamenti diretti all’Ucraina: continuare ad armarla – ha avvertito parlando col presidente francese ed il cancelliere tedesco – “è pericoloso” e moltiplica “i rischi di una ulteriore destabilizzazione, di un ulteriore peggioramento della situazione e di un aggravamento della crisi umanitaria“.
Scholz e Macron hanno comunque ribadito al presidente russo non solo la necessità di parlare “nei tempi più rapidi possibile” direttamente con Zelensky, ma anche quella di fare passi concreti e di buona volontà, come un immediato cessate il fuoco e la liberazione dei 2.500 militari ucraini presi prigionieri a Mariupol con la resa dell’acciaieria Azovstal.
Dal canto suo Zelensky, ha ribadito di non tirarsi affatto indietro di fronte alla possibilità di dialogare in persona con Putin, cosa che del resto chiede da tempo: “Non c’è nessun altro con cui negoziare. E’ Putin che decide tutto – ha affermato il leader ucraino – perché ha costruito uno Stato in cui nessuno decide nulla. Pertanto non importa che cosa dica il ministro degli esteri. Non importa se manda una delegazione a parlare con noi. Tutta questa gente non è nessuno, purtroppo“.
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