Guerra in Ucraina, giorno 90. Mentre sul campo si continua con la guerriglia, oggi i ministri delle Finanze dell’Ue hanno parlato del sesto pacchetto di sanzioni previste contro Mosca. Secondo il nuovo provvedimento per colpire la Russia, ci sarà un embargo graduale alle importazioni di petrolio nell’Unione. Intanto dal forum economico di Davos la presidente della Commissione europea Ursula von Der Layen ha detto che l’Ucraina vincerà la guerra. Ma come si sta davvero muovendo l’Unione Europea? A Free.it Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME).
Oggi a Bruxelles c’è stato l’Ecofin, l’incontro dei ministri delle finanze dell’Ue. Si è discusso delle sanzioni alla Russia ma anche dei pacchetti di aiuto finanziari all’Ucraina. Eppure, su alcune questioni nodali, i Paesi membri dell’Unione Europea non sono d’accordo e molte questioni non sono state ancora affrontate. Quali? E che ruolo ha l’Italia in tutto questo? Lo abbiamo chiesto a Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME).
Qual è il suo giudizio sull’operato dell’Unione Europa, fino a oggi?
“Su alcune questioni, come le sanzioni, l’Ue si è mossa in maniera abbastanza unitaria. Il problema è che la soluzione dev’essere data i Paesi membri continuano a muoversi in ordine sparso. Il dialogo con Putin e con Zelensky è tuttora avviato dai singoli capi di governo, ma in una posizione unitaria. La soluzione alla pace presentata nel documento italiano, per esempio, non è condiviso da altri Paesi.
Se l’Ue vuole davvero avere un ruolo e che sia incisivo, allora deve assolutamente muoversi in maniera coordinata. Per ora questo non è avvenuto. Il prossimo 30 e 31 maggio ci sarà un consiglio straordinario, vediamo cosa viene fuori. Il punto è capire che questa guerra riguarda più l’Europa che gli Stati Uniti e l’Ue deve essere maggiormente determinata a risolvere la questione”.
Secondo lei si sta spingendo troppo sulla guerra e poco sulle soluzioni diplomatiche?
“Direi che quasi ci si sta concentrando sul dopo guerra. Si sta discutendo dell’adesione dell’Ucraina all’Unione europea e anche su questo ci sono posizioni differenti. Sappiamo che l’Italia spinge per una soluzione rapida, mentre Francia e Germania ritengono che non ci siano i tempi per un ingresso veloce. E personalmente condivido.
Si sta discutendo, adesso, dell’ipotesi di avviare una seconda conferenza di pace tipo Helsinki, anche su questo non c’è una posizione molto chiara. Io credo che per ora, dato che non esiste una vera e propria politica estera unitaria, l’Ue si è mossa non benissimo. E non ha ottenuto un ruolo determinante su un settore dove l’interesse europeo è più grande di quello degli Stati Uniti”.
Oggi, da Davos Ursula von der Layen ha detto che l’Ucraina vincerà questa guerra? Cosa pensa di questa dichiarazione?
“Si è detto più volte che l’Ucraina vincerà la guerra. Ora il punto non è chi vince, perché nelle guerra perdono tutti. Il problema è capire quale sarà l’evoluzione. E di molte cose ancora si è mai discusso seriamente. Per esempio, prima cosa: si è d’accordo che l’Ucraina deve uscirne come un Paese neutrale o deve entrare a far parte di una comunità occidentale di difesa?
La seconda cosa: l’Ucraina entrerà a far parte, presto o tardi, dell’Ue o sarà un Paese che garantirà un ponte tra Occidente e Oriente. Terza questione: ci batteremo affinché il Donbass e la Crimea restino parte integrante dell’Ucraina?
Oppure vorremo una soluzione a metà strada in cui la Crimea rimarrà sotto il controllo della Russia mentre il Donbass tornerà sotto il controllo di Kiev? Di tutto questo non si è ancora discusso. Ma sono questi i veri nodi, non chi vince e chi perde come fosse una partita a dadi”.
Lei cosa pensa?
“Io personalmente, e come consiglio Italiano del Movimento Europeo, sostengo che su Donbass e Crimea si debba trovare una soluzione simile e a quella che c’è in Italia sull’Alto Adige. Due regioni totalmente autonome, anche a livello internazionale”.
L’Italia come si sta muovendo, secondo lei?
“Draghi ha una leadership riconosciuta e anche nell’incontro con Biden a Washington ha mantenuto la sua posizione. Cioè, che per risolvere il conflitto ci vuole dialogo e non bisogna gettare benzina sul fuoco. Mi sembra che il governo italiano, non tutti ma molti, su questa questione si è mossa in maniera coordinata e lucida”.
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