Cosa sappiamo davvero sul vaiolo delle scimmie? Dobbiamo stare tranquilli come rassicurano molti virologi, oppure bisogna temere questo virus visto che i contagi sono in aumento in tutta Europa e anche nel nostro Paese. A fare chiarezza è stato l’OMS.
Sono arrivati a 6 i casi di vaiolo nel nostro Paese, è infatti notizia dell’ultima ora, con un primo caso in Lombardia. Nel pomeriggio l’Istituto Spallanzani di Roma in una note aveva precisato: “Un quinto caso, con caratteristiche cliniche e di trasmissione
simili ai precedenti, è stato notificato oggi. Sono in corso gli accertamenti su altri casi
sospetti”. Ma in serata si è aggiunto il caso della Lombardia. Non è tutto, in queste ore la Slovenia ha confermato il primo caso nella regione al confine con Il Friuli Venezia Giulia, e gli Emirati Arabi Uniti sono diventati il primo Paese del Golfo ad annunciare un caso di vaiolo delle scimmie.
Tra tutti però è l’Inghilterra che sta pagando il prezzo più alto di questo virus, considerato “anomalo” che ormai si sta trasmettendo da uomo a uomo, anche in persone che non sono state in zone di contagio. Sono infatti saliti a 56 i casi accertati. A riferirlo la Ukhsa nell’ultimo aggiornamento sul ‘monkeypox‘. Sebbene il focolaio in corso sia “significativo e preoccupante” l’agenzia sottolinea che “il rischio per la popolazione del Regno Unito rimane basso”. Nonostante questo, la Germania, tramite il ministro della Salute Karl Lauterbach e il presidente del Robert Koch Institut, ha annunciato che i contagiati dal virus del vaiolo delle scimmie, dovranno rispettare un periodo di isolamento e una quarantena di 21 giorni. Notizia che ha fatto subito tornare alla mente l’arrivo dei primi casi di Covid.
Con questa panoramica, inutile dire che la preoccupazione aumenta, anche perché le notizie che arrivano sono tante e non tutte confermate. Per questo oggi l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, è scesa in campo, per fare chiarezza E anche per tranquillizzare la popolazione mondiale. Ha affermato con le parole di Maria Van Kerkhove, capo della ricerca sulle malattie emergenti, che è possibile contenere la trasmissione del virus: “Intendiamo bloccare la trasmissione del virus da uomo a uomo e siamo in grado di farlo nei Paesi in cui il vaiolo delle scimmie non è endemico. Siamo in una situazione nella quale possiamo utilizzare strumenti di sanità pubblica per identificare i casi precocemente e affrontarne l’isolamento“.
Il contagio, ha aggiunto Van Kerkhove, avviene attraverso uno stretto contatto fisico, “pelle a pelle“. Inoltre cosa ancora più importante ha spiegato che: “Al momento la maggior parte dei casi osservati non ha la malattia in forma severa“.
Non è ancora possibile dare una risposta alla domanda che è sulla bocca di tutti, ovvero se il virus originale abbia già subito una mutazione. Questa potrà arrivare solo dall’analisi della sua sequenza genetica, ha chiarito Rosamund Lewis, capo della ricerca sul vaiolo delle scimmie, nell’ambito del programma per le emergenze di OMS.
La risposta potrebbe arrivare dalle prime sequenze genetiche del virus, ottenute in Portogallo. Quello che emerge da questa prima analisi, è che il virus rilevato in Europa sembrerebbe simile al ceppo dell’Africa occidentale, meno aggressivo rispetto al secondo ceppo finora noto, originario del continente nero. Vista l’attuale situazione e le conoscenze che si hanno, Lewis ha aggiunto che sarebbe un virus che tende ad essere piuttosto stabile. Quindi in linea teorica non soggetto a mutazioni. Nell’incontro c’è stato inoltre un altro chiarimento importante, quello che ha creato molto scalpore tra la comunità LGBT.
“Sono stati identificati diversi casi di vaiolo delle scimmie tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, ma non è una malattia omosessuale, come hanno cercato di etichettare alcune persone sui social network“, ha sottolineato poi Andy Seale, consulente strategico per i programmi globali dell’Oms su Hiv, epatite e infezioni sessualmente trasmissibili. Un’altra buona notizia, in attesa di una nuova riunione per per discutere quanto si sa al momento a livello di ricerca, epidemiologia, diagnosi, terapie e vaccini, è che gli over 50 sembrano essere protetti dal vaccino antivaiolo fatto da bambini, ha detto l’infettivologo francese Jean-Daniel Lelièvre.
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