Un fatto di cronaca atroce quello compiuto nel 2020 da Giulia Stanganini, che aveva ucciso il figlio di soli 3 anni e in seguito la madre, infierendo poi sul cadavere. Ora è arrivata per lei la condanna.
È stata la corte d’assise di Genova ad emettere oggi la sentenza per Giulia Stanganini, la donna di 37 anni accusata di aver ucciso il figlioletto di tre anni e pochi mesi dopo, anche la madre, smembrandone poi il corpo.
Le indagini della squadra mobile, coordinate dai sostituti procuratori Stefano Puppo e Sabrina Monteverde, erano partite il 24 aprile del 2020, quando la donna era andata in questura confessando di aver fatto a pezzi il corpo della madre. Loredana Stupazzoni, fu trovata qualche giorno prima impiccata nell’abitazione, che le due donne condividevano in via Bertuccioni, a Marassi.
All’epoca la polizia l’aveva arrestata per aver smembrato il cadavere e indagata per omicidio. Ma l’atroce vicenda non era finita qui. Dopo un anno di carcere alla donna era stata notificata una nuova ordinanza di custodia, con l’accusa di aver assassinato anche il figlio Adam, di appena 3 anni, il 22 novembre 2019 nella loro casa di via Berghini, a San Fruttuoso. La notizia era stata confessata dalla donna stessa, ad una compagna di cella.
Era stato proprio a seguito della morte del figlioletto, inizialmente etichettata come una disgrazia, che la madre di 63 anni aveva accolto la figlia in casa.
Dopo qualche tempo aveva però cominciato a sospettare della figlia per la morte del nipote, e per questo le due donne litigavano spesso. Per ben tre volte la madre aveva chiamato il 112 e in una occasione si era dovuta rifugiare nella casa dell’ex marito per paura di essere uccisa. Anche il padre del piccolo Adam aveva rivelato alla polizia che l’ex compagna aveva atteggiamenti violenti nei confronti della madre.
Più di un volta le aveva messo le mani al collo e in una occasione l’aveva anche ferita con delle forbici. L’uomo aveva anche affermato che la Stanganini le rubava la pensione. Per quanto riguarda l’omicidio del figlio di tre anni, le indagini avevano ricostruito i motivi dell’uccisione. La donna condannata non ne sopportava il pianto e, come aveva scritto il giudice Riccardo Ghio, “era completamente inadeguata rispetto ai compiti della maternità “. Il bimbo piccolo veniva nutrito quasi completamente a omogeneizzati e talvolta veniva messo a dormire legato al passeggino.
Analizzando il computer della donna gli investigatori hanno scoperto che l’indagata ora condannata, aveva fatto ricerche con frasi come: “madri che uccidono i figli” e “come uccidere un bambino”.
Il piccolo poi era stato soffocato, probabilmente con un cuscino. I pubblici ministeri Sabrina Monteverde e Stefano Puppo avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione, ma la corte d’Assise l’ha invece condannata all’ergastolo. La donna è accusata di duplice omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, ma anche maltrattamenti e utilizzo fraudolento del bancomat della madre.
L’avvocato difensore Chiara Mariani, che puntava all’assoluzione per infermità mentale, ha detto di ritenere ingiusta la sentenza, e di aspettare le motivazioni per ricorrere in appello.
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