Guerra in Ucraina, giorno 89. L’invasione russa prosegue e si concentra su alcune aree specifiche del Paese. Secondo fonti ucraine, sarebbero 29.200 i soldati russi morti dall’inizio della guerra il 24 febbraio. E la guerra si preannuncia ancora molto lunga. Ma che tipo di conflitto è diventato questo tra Russia e Ucraina? E quali sono le strategie in campo? Al quotidiano online Free.it Michele Zizza, docente di Culture Digitali e comunicazione strategica all’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.
I colloqui di pace sono bloccati. Da giorni i contatti tra le delegazioni russe e ucraine sono interrotti e nemmeno la diplomazia internazionale sta facendo passi avanti. Si temporeggia, in attesa di capire come si mettono le cose sul campo. L’esercito russo sferra la sua offensiva su Severodonesk mentre gli ucraini serrano i ranghi per fronteggiare l’avanzata degli invasori. Nessuno ha ben chiaro cosa potrebbe succedere e quando. Così come non sono chiari i termini di un possibile accordo. Quali sono le strategie? E qual è la percezione del conflitto? A Free.it Michele Zizza, docente di Culture Digitali e comunicazione strategica all’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.
A che fase della guerra stiamo assistendo?
“Oggi ci troviamo in una guerra ibrida in cui gli effetti li subisce anche chi non è coinvolto, fisicamente, nei confini in cui avviene il conflitto vero e proprio. Nello scenario ibrido o transnazionale, siamo presenti tutti e una campagna di disinformazione può essere dannosa esattamente come un attacco cyber a una struttura strategica in Germania come in Italia o in un altro paese lontano dal fronte. Prepariamoci a vivere qualche disagio causato da attori non riconosciuti da nessuno stato. E sarà sempre così”.
Quale strategia sta portando avanti la Russia?
“La Russia porta avanti una strategia consolidata da anni. Attualmente noi siamo concentrati in Ucraina per diverse ragioni. Ma, contemporaneamente, la Russia sta operando oltre confine anche in altre zone del mondo. Ad esempio in Siria, nei Balcani e in altre zone russofone baltiche, con modalità oramai note agli studiosi di comunicazione strategica. In Ucraina, la Russia ha un alleato in più: la Cina. Sono registrate, soprattutto nelle aree quali il Kazakistan o la Bielorussia, strutture di “robotrolling”, cioè software che agiscono per amplificare le notizie diffuse dalla Russia”.
Quelle notizie arrivano anche in Europa?
“Sì. Le stesse notizie arrivano anche da noi, attraverso determinate piattaforme. Ad esempio Telegram. Altre piattaforme, invece, sono meno efficienti, perché si basano sulla profilazione dell’utente. Ad esempio, se io sono in Germania, sono attivo politicamente e sostengo la causa del Popolo ucraino, Facebook non mi farà arrivare, nel mio newsfeed, contenuti che celebrano i successi russi. Stessa cosa, al contrario, accade in aree russofone”.
La propaganda russa in Russia è fortissima, ovviamente. Quanto lo è negli altri Paesi?
“Il rapporto di Reporter Senza Frontiere afferma che la Russia è al 158simo posto per libertà di informazione. Io partirei da questo dato per fotografare la situazione. Conosciamo tanti fatti relativi ai giornalisti liberi russi. Poi ci sono due elementi da tenere in considerazione. Primo, non abbiamo mai assistito a un dibattito televisivo russo in cui ci sono due pensieri contrapposti. Secondo, non c’è mai stato un politico occidentale ospite dei palinsesti delle tv russe. Diciamo che esiste un solo pensiero e una sola voce e questo i cittadini russi lo sanno. Per questo scaricano software Vpn e si agganciano fuori dai confini, per rimanere informati anche attraverso altre voci.
Guerra Ucraina, Michele Zizza (Università Tuscia) a Free.it | “Poi c’è aspetto psicologico che…”
Poi c’è tutto un altro aspetto che quello della guerra psicologica, che in Russia come negli altri paesi viene applicata. Ma implica altre strategie e mezzi. La propaganda russa si rafforza in tutti quei Paesi in cui vi è libertà di espressione e pluralismo dell’informazione. “Se trovi un cancello aperto che ti fa accedere in un giardino curato e fiorito, tu ci entri. E’ importante, però che quel giardino resti tale e non vengano calpestati fiori e ne venga deturpata la bellezza”.
Quanto è forte in Italia la propaganda russa? Il sospetto è che troll russi abbiamo gettato le basi molti anni fa. Anche in altre nazioni. È vero o tendiamo a sopravvalutare?
“Certo che in Italia ci sono attività di ingerenza o le cosiddette operazioni di influenza. Lo abbiamo visto con le campagne elettorali e altri eventi, ad esempio alcune operazioni di take over. E non solo provenienti dalla Russia. Chiunque abbia interessi, le applica e usa la comunicazione strategica per arrivare al proprio obiettivo. In Transnistria da tantissimi anni ed è, oggi, un vulcano pronto ad esplodere. Nel Sahel, nel Corno d’Africa. Oppure nei territori che si affacciano sull’Artico. Anche Italia. Nulla di nuovo.
Speriamo solo che si arrivi a una consapevolezza di questi strumenti e di queste strategie e al riconoscimento di questa materia. Esattamente come avvenne qualche decennio fa con le insidie cibernetiche informatiche. Siamo in un solo ambiente cibernetico, ma le tematiche hanno diversa entità. E per questo vanno riconosciute e affrontate con approccio multidisciplinare”.