Dopo che la maggior parte dei militari sono usciti dall’acciaieria Azovstal e sono stati arrestati dai russi, in Ucraina c’è apprensione per il loro futuro. Non è ancora chiaro se i soldati che hanno combattuto per Kiev verranno scambiati con prigionieri russi o se verranno condannati all’ergastolo in Siberia.
Quel che è certo è che, come previsto da molti analisti, e come abbiamo scritto anche noi di Free.it, Mosca sta utilizzando alcuni di loro per propagandare la vittoria. Tatuaggi e accenni al nazismo in queste ore sono usati dal Cremlino per sostenere la “denazificazione”.
Quello che, però, adesso ci si chiede e cosa abbia sbloccato la situazione dopo che per settimane il nodo Azovstal è stato al centro delle trattative. Chi ha mediato? E perché il presidente ucraino ha ceduto? Si dice che il presidente Zelensky non ci abbia dormito di notte e che alla fine si sia reso conto che vincere non era possibile. Sotto gli 11 Km2 dell’acciaieria non c’erano solo i militari del battaglione Azov, ma anche molte donne, anziani.
C’erano anche soldati della 12esima brigata della guardia nazionale, la 36esima brigata dei marines, alcuni agenti dell’antiterrorismo e altri, tutti rimasti per settimane intrappolati. Avrebbero fatto la fine dei topi in gabbia, sotto i constanti bombardamenti russi se non si fosse arrivati a una soluzione diplomatica. Ma mediata da chi?
Ora che le cose sono andate in un certo modo, si dice che sia stato il leader dei tatari di Crimea, Mustafa Dzhemilen l’artefice di tutto. Per volere del presidente turco Erdogan, di cui è molto amico, Dzhemilen avrebbe creato un canale di comunicazione tra Kiev e Mosca già a inizio maggio. Sarebbe stato Erdogan, dunque, per via laterali e gettare le basi per lo sblocco della situazione.
Proprio all’indomani ci sarebbe stata la parata del 9 maggio in cui Putin aveva annunciato grosse novità. Pare che Zelensky non volesse lasciare nelle mani del presidente russo questo assist e abbia temporeggiato ancora.
Ma qual era la richiesta? L’esercito russo avrebbe lasciato andate i militari dall’acciaieria se fosse stato Zelensky in persona a chiedere di arrendersi.
Dal 9 maggio era trascorso molto tempo e la situazione alla Azovstal è rimasta in stallo per giorni. Si dice che Zelensky non volesse proprio cedere, anche sotto la pressione popolare, che ha continuato a vedere nella resistenza dell’acciaieria come un baluardo della resistenza di tutta l’Ucraina all’invasore. Ma anche alcuni collaboratori del presidente ormai erano sicuri che non ci fosse altra soluzione e spingevano per un accordo.
D’altronde, ormai le carte in tavola mostravano una partita ben precisa. E alla fine, qualche giorno fa, Zelensky ha dato il via libera all’evacuazione. “Per evitare la morte sicura di centinaia di soldati”, ha detto il presidente. Ma in Ucraina la resa dei militari non è piaciuta a tutti. E ora anche la questione della loro sorte rischia di essere per Zelensky una patata bollente.
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