Acciaieria Azovstal, non è finita la resistenza di Svyatoslav Palamar. Il vicecomandate del battaglione Azov ha smentito le voci di una sua resa diffuse nelle scorse ore da altri militari.
“Combatteremo fino a che sarà necessario, arrendersi non è tra le opzioni”. Eppure da qualche giorno l’epilogo sembrava scritto. Zelensky parla di “evacuazione dei militari” ucraini, Mosca la definisce, più propriamente, “una resa” dei soldati di Kiev. Ma c’è ancora chi resiste
Durante la giornata di ieri circa un migliaio di militari ucraini, da settimane asserragliati nei cunicoli dell’acciaieria Azovstal, hanno alzato bandiera bianca. Tra questi però non vi erano comandanti o soldati d’alto grado, aveva fatto notare il leader della Repubblica separatista di Donetsk Denis Pushilin. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva avvertito che l’uscita dall’impianto sarebbe stata possibile solamente nel caso in cui i militari ucraini avessero deposto le armi. Mentre lo stesso Governo di Kiev confermava di aver dato a tutti i soldati rimasti nell’acciaieria l’ordine di arrendersi. Ma non sembrerebbe così: Kalina, vicecomandante del Battaglione Azov, sarebbe ancora operativo all’interno della struttura.
Sviatoslav Palamar, 39 anni, sposato con un figlio di quattro anni, è salito alla ribalta delle cronache negli ultimi mesi per la feroce resistenza del Battaglione Azov impegnato a respingere l’assedio delle Forze Armate russe all’acciaieria Azovstal di Mariupol.
Nasce in una piccola città vicino a Leopoli, dove trascorre l’infanzia fino agli anni della scuola. Poi l’iscrizione a un Istituto di Economia e Commercio, ma il richiamo delle armi è troppo forte. Così prende un anno sabbatico per arruolarsi nell’Esercito. Una volta concluso il mandato militare, termina gli studi diplomandosi da studente-lavoratore. Nel 2000 entra a far parte della Marina e delle Forze Armate “Patriot of Ukraine”, cercando l’unità che portasse il simbolismo dell’idea della Nazione, ovvero “Azov”.
Sul campo di battaglia è Kalina, nominativo scelto nel 2014 a testimonianza del legame inscindibile con la sua terra. Kalina è il vero simbolo dell’Ucraina, la rosa viburno presente nelle canzoni, nelle cronache, nelle favole e nelle leggende del Paese. Per Palamar patriottismo significa protezione dei valori culturali, spirituali e materiali dell’Ucraina, è la disponibilità alla lotta. Perché la lotta, ricorda Kalina, non è “necessariamente al fronte”.
E sarebbero false le voci di una resa dello stesso Kalina, diffuse dai media russi che avevano comunicato la sua uscita dall’acciaieria di Mariupol. Lo stesso militare, nelle scorse ore, ha smentito le voci diffuse sul suo conte, confermando di essere ancora all’interno dell’acciaieria e pronto a una nuova battaglia: “Oggi (19 maggio) è l’85/mo giorno di guerra. Io e il mio comando siamo sul territorio dello stabilimento Azovstal. È in corso un’operazione, i cui dettagli non annuncerò. Grazie al mondo, grazie all’Ucraina. Ci vediamo“. Queste le parole del vicecomandante e portavoce del reggimento Azov in un breve videomessaggio diffuso stasera dall’Ukrainska Pravda.
Immagina di aver finalmente sistemato tutto, di aver raggiunto la sicurezza finanziaria per te e…
Ti sei mai chiesto come le tue scelte alimentari possano influenzare il pianeta? Ogni volta…
RC Auto, il trucco per avere una polizza a prezzi stracciati: d'ora in poi non…
Quando arriva il freddo in Italia? In attesa che arrivi (per rimanere) prepariamoci mentalmente e…
WhatsApp è l'app di messaggistica di gran lunga più usata al mondo ma alcune funzioni…
Tutti pazzi per gli oggetti Ikea, ma questo che costa soltanto un euro è il…