Guerra in Ucraina, giorno 83. A Mariupol circa 200 soldati ucraini hanno lasciato l’acciaieria Azovstal sotto il controllo dei russi. Erano asserragliati da mesi dentro l’acciaieria e dopo un accordo di evacuazione, hanno lasciato il loro rifugio. Sono stati evacuati 264 soldati, tra loro 53 sono feriti più o meno gravemente. E non è chiaro se ci sia ancora qualcuno dentro, oppure no. A Mariupol restano ancora alcuni civili, nascosti. Gli ultimi a essere portati via sono stati alcuni anziani. Tra cui la madre di Tetyana Bezruchenko. Al quotidiano online Free.it, Tetyana ha raccontato cosa ha vissuto la madre e come è arrivata in salvo a Milano.
Hanno resistito quasi tre mesi dentro l’acciaieria ma alla fine, la notte scorsa sono stati costretti a evacuare la Azovstal. I soldati ucraini sono usciti in mattina, controllati e presi in consegna dai militari russi. Secondo quanto riferito dalla vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar, i soldati sono stati arrestati dai russi e portati in territorio ucraino controllato dai russi. Nei prossimi giorni, secondo gli accordi, ci sarà uno scambio di prigionieri. A Mariupol resta ancora qualche civile ma una delle ultime a essere stata prelevata a forza dalla sua casa è stata una donna di 77 anni. La madre di Tetyana Bezruchenko, che al quotidiano online Free.it ha raccontato cosa è successo.
Che cosa è successo a tua madre?
“Mia madre viveva proprio vicino all’acciaieria Azovstal e le case in quell’aria sono state le ultime a “ripulite” dai russi. È rimasta per due mesi sotto i bombardamenti, senza acqua corrente, senza cibo, senza elettricità. Con le case accanto ridotte a un cumulo di macerie e i cadaveri davanti casa. Non c’era possibilità di sentirsi, perché i russi per prima cosa hanno staccato le linee telefoniche. L’ultima volta che l’ho sentita il 5 marzo e fino al 20 di aprile non ho più avuto sue notizie.
Non sapevo se fosse viva o morta, se fosse ferita. È stato orribile. Non potete immaginare cosa si prova a vedere in tv scene apocalittiche e non avere la possibilità di avere notizie di una madre. È rimasta bloccata sotto le bombe finché non sono arrivati i soldati ceceni a “ripulire” l’area. Erano rimasti solo 7 anziani e li hanno cacciati via dalle loro case”.
Cosa gli hanno fatto?
“Li hanno costretti a prendere poche cose e ad uscire dal sottoscala dove si nascondevano, perché le case erano state bruciate. Li hanno perquisiti e poi mandati via. Hanno camminato in mezzo a cadaveri, bombe inesplose, pezzi di ordigni, macerie. Nonostante fossero anziani, hanno camminato per km, senza che nessuno abbia dato loro una mano. Finché hanno trovato una situazione un po’ più tranquilla, c’era un posto di blocco e hanno chiesto aiuto.
Hanno chiesto da mangiare, da bere. Sono stati portati in un ospedale e poi sono stati messi su un pullman e li hanno trasferiti a Donesk. Li hanno lasciati in un campo di “filtrazione” dove c’erano già altri cittadini di Mariupol e di tutti i villaggi vicini. Le hanno preso anche le impronte digitali. A quel punto mia madre ha chiesto a una volontaria di chiamare i suoi parenti a Donesk e da lì abbiamo ristabilito un contatto”.
Immagino il sollievo. Cosa vi siete dette?
“Quando l’ho richiamata, mia madre era già su un autobus diretto in Russia. I soldati l’hanno obbligata a salire, nonostante lei avessi chiesto di andare a casa dei suoi parenti. Le hanno chiesto l’indirizzo e il numero di telefono, ma lei non se li ricordava e così l’hanno forzata a partire. Dopo un viaggio di sei ore, è arrivata in un altro centro di detenzione dove le hanno ripreso le impronte. A quel punto, però, la linea telefonica ucraina funzionava grazie al roaming e così le ho detto come fare per scappare via”.
Come?
“Ho iniziato a pianificare il modo in cui poterla riportare in Italia. Per fortuna mia madre ha portato sempre con sé soldi e documenti. Le ho detto di comprare un biglietto per andare a Mosca.
Il problema era che servivano i rubli e lì nessuno accettava denaro ucraino, nemmeno euro o dollari. Per fortuna non si è persa d’animo”.
Tua madre è stata bravissima…
“Mia madre è unica nel suo genere, perché, nonostante i suoi 77 anni è sveglia. E’ riuscita a fare il percorso. Se l’è cavata, insomma, ma tanti altri non sono stati in grado di superare tutte queste difficoltà. Considerando, poi, che erano traumatizzati e sotto shock per 2 mesi di bombardamenti ininterrotti. Inoltre, mia madre aveva già il permesso di soggiorno italiano, è stata astuta a lasciare casa portando con sé tutti i documenti e tutti i soldi”.
Alla fine com’è andata?
“Alla fine, mia madre è riuscita a cambiare i soldi al mercato nero. Con quelli ha comprato un biglietto del treno ed è arrivata a Mosca. Lì, le ho detto di prendere una stanza in albergo, in attesa che io comprassi il biglietto. Trovare un volo è stato difficilissimo, perché la maggior parte delle compagnie ha sospeso le tratte con la Russia. Ho cercato un percorso alternativo tramite Turchia, Qatar, Algeria o Emirati Arabi. E così, alla fine, ho trovato un biglietto aereo per Dubai. E da Dubai è rientrata a Milano, finalmente”.
A Mariupol c’è ancora qualcuno che conosci?
“C’è la mia migliore amica che è rimasta lì insieme al marito. Ma io non ho modo di contattarli, so che sono lì, vicino l’acciaieria. Hanno scelto di rimanere perché la madre di lui è allettata e non se la sono sentita di abbandonarla lì. I militari ucraini che erano accerchiati da tempo dentro l’acciaieria hanno ricevuto l’ordine di uscire per cercare di salvarsi la vita. Oggi è cessate il fuoco. Possono arrendersi e uscire. Domani capiremo se ancora qualcuno è rimasto dentro. Dopo di ché Mariupol è Occupata”.
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