Guerra in Ucraina, giorno 82. Mentre sul campo si continua a combattere, le cancellerie europee si occupano del quadro geopolitico. L’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca ha modificato gli assetti e mutato i rapporti tra le nazioni. E c’è chi, non fidandosi più della Russia, chiede di entrare nella Nato. E’ il caso di Svezia e Finlandia, che hanno abbandonato così una lunga e nota neutralità. Cosa ha spinto questa scelta, cosa comporta? Free.it lo ha chiesto ad Alessia De Luca, analista dell’Ispi.
Ieri è stata la Finlandia a dichiarare ufficialmente che intende entrare nella Nato. Oggi tocca al parlamento svedese annunciare lo stesso. Poi da domani entrambi i Paesi depositeranno direttamente la domanda all’Alleanza Atlantica. Ma qual è l’iter? Che tempi ci aspettano? Al quotidiano online Free.it Alessia De Luca, analista dell’Ispi.
Cosa ha spinto Svezia e Finlandia a chiedere di entrare nella Nato?
“Per loro stessa ammissione, a spingere questi Paesi e chiedere di entrare nella Nato è stata l’invasione russa dell’Ucraina. Sia la Finlandia che la Svezia hanno chiarito che il cambio storico della loro politica neutralità è stata accelerata dalla guerra in Ucraina. Lo è stata anche secondo quanto dicono i sondaggi che abbiamo riportato. Dal 2014 in poi l’opinione pubblica dei due Paesi aveva cominciato a guardare con più sospetto la Russia. E con più favore una annessione all’alleanza atlantica. In Finlandia, per dire, il consenso all’ingresso nella Nota ha raggiunto picchi del 70% quando la percentuale era stata costante negli anni intorno al 20%.”
Hanno interrotto una lunga e consolidata neutralità. Si sentono in pericolo di fronte alle mire espansionistiche di Putin?
“Svezia e Finlandia hanno interrotto questa loro tradizionale neutralità perché si sentono troppo esposte. Lo ha detto anche la presidente svedese oggi. La Svezia sarebbe troppo fragile se rimanesse l’unico Paese a non aderire di fronte a una Russia che ha un atteggiamento mutato. Perché la verità è che questo tipo di guerra che Putin ha mosso in Ucraina è stata di ampia estensione. Anche se adesso le truppe stanno ritirandosi nelle zone adiacenti alla frontiera russa.
Nel sud e nel Donbass e nella Crimea. Ma è stata una invasione a largo spettro. Sono arrivati in punti del Paese che nessuno si aspettava. E questo ha cambiato il paradigma della sicurezza per tutti, anche per l’Europa orientale”.
A fronte di questa richiesta, Putin ha rivolto minacce molte serie. Cosa potrebbe succedere ora?
“Sicuramente ci potrebbe essere una escalation, ci potrebbero essere nuovi armamenti, missili puntati. Ma spingere il bottone nucleare per questo ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia la vedo complicata. Tra l’altro, entrambi i Paesi aveva già una partnership consolidata. Hanno partecipato a esercitazioni e missioni. La Finlandia addirittura già adesso spente più del 2% del suo Pil nazionale in spesa militare.
Cosa che alcuni Paesi Nato ancora non facevano ed era anche oggetto di furiose discussioni, nel mondo di prima. Quello in cui la Nato sembrava in morte celebrale, come ha detto una volta Macron. Io penso che alla fine non ci sarà una escalation, così come non ci sarà il veto della Turchia, che nelle prime ore aveva gelato i partner”.
Quanto ci vorrà ora per l’ingresso?
“Domani Helsinki che Stoccolma presenteranno la richiesta ufficiale d’ingresso nella Nato. In tempi normali la procedura richiede dai 6 ai 12 mesi. Chiaramente quelli che stiamo vivendo non sono tempi normali quindi credo che sarà una procedura accelerata. Addirittura, c’è chi dice che entreranno nella Nato già a giugno, prima del vertice di Madrid in cui si potrebbero prendere decisioni importanti nei confronti della Russia”.
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