Guerra in Ucraina, giorno 80. Sul campo continuano gli attacchi, anche se la Russia per la prima volta ha ammesso le sue difficoltà. Intanto sul piano diplomatico si continua a mediare e oggi a Berlino è previsto il vertice Nato dei ministri degli Esteri. Sul tavolo c’è anche l’adesione di Norvegia e Finlandia all’Alleanza Atlantica. I due Paesi, in particolare la Finlandia, si preparano alle possibili ritorsioni di Mosca. E si preparano i bunker antiaerei. Il quotidiano online Free.it ha raggiunto proprio in Finlandia il fotoreporter freelance Alessandro Rampazzo.
La Finlandia qualche giorno fa ha chiesto ufficialmente di entrare a far parte della Nato. Ma si prepara a una possibile rappresaglia di Mosca. Forse non solo militare. Da oggi, infatti, Mosca taglia l’elettricità verso Helsinki che, però, dice di non avere problemi e di poterne fare a meno. Ma intanto in Finlandia qualcosa sta cambiando. Al quotidiano online Free.it il racconto della situazione sul campo del fotoreporter freelance Alessandro Rampazzo.
Com’è la situazione in Finlandia dopo queste tensioni con la Russia?
“Bisogna considerare che i finlandesi convivono con la Russia da sempre. Sono stati occupati, poi si sono liberati. Mosca ha cercato di occcuparli nuovamente nel 1939 e non ce l’ha fatta. I finlandesi sanno che la Russia esiste e sanno che è un vicino importante, con cui volente o nolente si deve avere a che fare. È un po’ come nel matrimonio, nella buona e nella cattiva sorte. L’atteggiamento era già un po’ mutato in negativo nel 2014, con l’occupazione del Donbass, ma niente di eccessivo. È chiaro che le cose sono decisamente cambiate dopo il 24 febbraio”.
Come è cambiato l’atteggiamento verso la Russia?
“Soprattutto al confine con la Russia, ora la situazione è più tesa. Sicuramente più di quanto lo era qualche anno fa. Soprattutto nelle cittadine al sud c’era molto turismo da parte dei Russi. Già col Covid questo flusso si era ridotto drasticamente perché, avendo un vaccino non riconosciuto (lo Sputnik) non potevano accedere in Ue. E quella è stata una botta abbastanza importante per l’economia.
Si aspettava la fine delle restrizioni per ritornare a muoversi, per avere turisti, commerciare. E invece, adesso con la guerra questa prospettiva non esiste più. C’è un atteggiamento di chiusura e ora i cittadini che vivono sul confine guardano al di là con un’attenzione maggiore. Perché di quei vicini, con cui prima riuscivi ad avere rapporti civili, adesso non ti fidi più di tanto. Non si sa più cosa potrebbe arrivare da quella parte, c’è sospetto”.
È vero che c’è una corsa a costruire rifugi antiaerei?
“In Finlandia, per legge, in tutti gli edifici superiori a una certa cubatura devono avere dei bunker. Perché chiaramente questo Paese è sempre stato in prima linea, anche durante la guerra fredda. Loro, non è che hanno aspettato a vedere cosa poteva succedere. Quindi, dal dopoguerra si sono attrezzati e ancora oggi per i finlandesi è normale avere dei rifugi antiaerei.
Ci sono bunker per circa 4milioni e mezzo di persone su una popolazione di 5milioni e mezzo. Nelle città più grandi ci sono anche i bunker pubblici, ma la maggioranza delle case ha quelli privati. In tempi di pace sono usati come scantinati, come depositi. Ad Helsinki, per esempio, sono usati come parcheggi. Ma, in caso di emergenza, per legge entro 72 ore devo essere vuoti a pronti a ospitare la popolazione”.
Per quanto riguarda l’adesione alla Nato la popolazione cosa ne pensa?
“Negli ultimi giorni ho avuto modo di parlare con tantissime persone. Di questo tema se ne parla ormai da febbraio e in questi tre mesi scarsi ho percepito un grosso cambiamento, accelerato nelle ultime settimane. Prima trovavo persone che si dicevano contrarie adesso sono molto più difficili da trovare e anche chi prima, magari per qualche motivazione politica, era contrario, adesso non lo è più. La posizione presa dal governo è largamente condivisa dalla popolazione finlandese.
Le ultime statistiche parlavano di 65/70% favorevole all’ingresso della Finlandia nella Nato. Anche la presa di posizione del presidente, molto amato, ha contribuito a far crescere questa convinzione che è meglio entrare nella Nato. Di base perché non c’è più quella sensazione di potersi fidare della Russia. O meglio, di Putin e del suo governo”.
Da quanto tempo vivi in Finlandia?
“Vivo da sei anni qui, sono fotoreporter e videoreporter freelance. Collaboro con l’Afp e altri media internazionali”.
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