Eurovision nella bufera. La manifestazione musicale si macchia di rumors poco rassicuranti: lo spettro delle molestie aleggia sul palco.
Eurovision Song Contest. Non è tutt’oro quel che luccica. I lustrini e paillettes della prima serata, con ascolti record, lasciano il posto a qualche ombra. Le prime incongruenze iniziano ad emergere il mattino dopo, quando Il Corriere della Sera intercetta delle testimoni di uno scenario inqualificabile.
Specialmente a livello internazionale. Il nome di fantasia, Francesca, studentessa 20enne e non solita partecipare a eventi di tale portata, rivela quello che nessuno avrebbe voluto sentire. “Molestie sul palco”. Palpeggiamenti, toccatine fugaci, sguardi strani a donne ignare di tutto, presenti a Torino soltanto per godere della buona musica. I racconti, invece, fanno scalpore: si parla di ballerini, addetti ai lavori e anche manager intenti a infastidire le ragazze approfittando del caos di questi giorni.
Eurovision Song Contest, molestie sul palco: è bufera
Torino, in effetti, è presa d’assalto: i luoghi cardine della manifestazione sono il centro nevralgico della musica internazionale – che torna in presenza – nonostante tutto e malgrado la guerra che impera. La violenza, quella sottesa e indicibile, continua purtroppo ad essere un habitué persino in un contesto che si trova a fare i conti anche con l’inatteso. Dopo le bagarre fra conduttori anche questo: le due cose non sono lontanamente paragonabili.
Motivo per cui è bene accendere i riflettori, ma stavolta davvero, su ciò che resta nella penombra di una macchina organizzativa grande e catalizzatrice come sa essere l’Eurovision. Dietro agli ascolti, i biglietti e i prezzi record, c’è un lato oscuro che deve essere fatto emergere. Altrimenti le note stonate rischiano di prevalere rispetto all’armonia promessa anche in conferenza stampa: vietato accontentarsi, ma soprattutto girarsi dall’altra parte.