Nuove domande e polemiche sull’operazione di acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Il proprietario di Tesla, che ha detto di voler fare del social un faro della libertà di espressione, è in affari con chi nel proprio paese sponsorizza la censura.
In molti si chiedono come mai Musk abbia deciso di accettare le offerte di finanziamento da principi sauditi e dal Qatar, storicamente avversi alla libertà di stampa.
L’operazione che Elon Musk ha deciso di portare a termine, acquistando il social newtwork Twitter, ha destato subito interesse, ma anche un po’ di preoccupazione. Alcuni si domandano se l’uomo più ricco del mondo, acquisendo uno dei mezzi più influenti al mondo, possa avere un potere che si trasformi in un arma a doppio taglio.
Dubbi che accrescono considerando anche alcuni dei finanziatori dietro l’operazione che sta portando a termine il creatore di Tesla che ha deciso di diventare, per pochi mesi, anche amministratore delegato di Twitter.
Tra i finanziatori di Elon Musk anche chi non ha si preoccupa delle limitazioni alla libertà d’espressione nei rispettivi Paesi
In America alcuni siti d’informazione di sinistra lo hanno criticato perché per l’acquisizione del social network ha deciso di fare affari con Paesi che non si fanno scrupoli a censurare l’informazione.
L’affare Twitter è di 44 miliardi di dollari, cifra che lo stesso Musk aveva detto di recuperare per metà dalla vendita di azioni Tesla e per metà da finanziamenti bancari. Adesso, però, le carte in tavola sembrano essere cambiate. L’uomo più ricco del mondo ha modificato la sua strategia, come è emerso dalla pubblicazione del prospetto per il reperimento dei fondi per l’acquisizione di Twitter inviato da Musk all’authority federale della Borsa.
Da quello che si legge il patron di Tesla ha adesso ridotto la quota personale grazie a fondi, circa 7 miliardi di dollari, raccolti in pochi giorni da altri investitori. E tra questi ci sarebbero proprio personaggi ed entità che nei rispettivi paesi non valorizzano la libertà d’espressione come il principe saudita Al-Waleed bin Talal.
Quest’ultimo, dopo essersi scontrato con Musk, ha deciso di mantenere il suo investimento di 1,9 miliardi in Twiter (che risale al 2011). Poi il fondo sovrano del Qatar che ha promesso 375 milioni di dollari al fondatore di Tesla, oltre ai 700 milioni che arriveranno da VYCapital di Dubai.
Un approccio davvero curioso quello di Musk che da un lato si erge a paladino della libertà e dall’altro fa affari con entità e personaggi liberticidi.