Kirill, chi è il patriarca di Mosca che nega l’invasione dell’Ucraina. Ora è nel mirino dell’Unione europea: Bruxelles è pronta a sanzionarlo.
Kirill rischia grosso. Ora il Patriarca di Mosca rischia di essere sanzionato dai Ministri degli Esteri dell’Unione europea al pari degli altri oligarchi russi.
La Commissione europea ha proposto di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa con una nuova lista, che dovrà essere approvata dagli Stati membri dell’Unione, che comprende 58 soggetti, tra cui la moglie e i due figli del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Fedelissimo di Putin, Kirill è salito alla ribalta delle cronache per aver definito il Presidente russo un “miracolo di Dio”, per aver benedetto i missili di Mosca e per aver sostenuto l’invasione dell’Ucraina. Ma soprattutto per il suo patrimonio, stimato da Forbes intorno ai 4 miliardi di dollari. Ebbene, ora che l’Unione europea si prepara a sanzionare anche lui con il sesto pacchetto di misure in risposta alla guerra di Mosca, c’è il rischio che saltino fuori le ricchezze che il patriarca ha sempre taciuto e negato.
La giornalista Anne-Sylvie Sprenger ha spiegato su Voce Evangelica che il capo della Chiesa ortodossa russa ha consolidato il suo patrimonio negli anni 2000, quando era ai vertici degli Affari esteri del Patriarcato di Mosca e l’Iraq era sotto embargo degli Stati Uniti.
In quel periodo Mosca sosteneva l’Iraq, inviando medicine e altri generi di prima necessità. A quel tempo il commercio delle sigarette era stato affidato alla Chiesa russa che ne prendeva la decima ed è proprio così che Kirill avrebbe costruito le sue fortune. Oggi è proprietario di uno chalet in Svizzera, nel cantone di Zurigo. “E’ uno sciatore incallito sin dall’infanzia. Insieme a suo fratello, che è stato a lungo il rappresentante del Patriarcato di Mosca al Cec, hanno tessuto profondi legami con la Svizzera. Dovrebbero esserci anche dei conti bancari lì…”, sottolinea Sprenger.
Come Putin avrebbe avuto dei trascorsi nel Kgb, quando all’inizio degli anni ’90 gli archivi furono messi a disposizione di una commissione parlamentare d’inchiesta della Duma, Kirill (a quel tempo arcivescovo) “vi apparve con il nome in codice Mikhailov, quale agente reclutato dal Kgb nel clero del Patriarcato di Mosca”.
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