Giorno 70 di guerra in Ucraina. La situazione resta molto complessa e i negoziati di pace sono ancora bloccati. Sull’intera Ucraina continuano a piovere missili russi e intanto ci sono ancora molti civili bloccati nelle città sotto attaccato. L’Europa pensa a nuove sanzioni, ma intanto ci sono altri Paesi ai confini con la Russia che si sta muovendo. La Finlandia ha schierato carrarmati ai suoi confini e intanto il 12 maggio, insieme alla Svezia, chiederà ufficialmente di entrare nella Nato. Quali scenari si stanno aprendo in questo momento? A Free.it Claudio Bertolotti, analista militare dell’Ispi.
La Finlandia ha deciso di piazzare carrarmati alla frontiera russa mentre in Bielorussia si stanno compiendo esercitazioni militari. Mentre infuria la guerra tra Ucraina e Russia, si agitano le acque anche ai confini. Che cosa potrebbe accadere? Ci sono possibilità che il conflitto si allarghi? E cosa vuole Putin, a questo punto? Il quotidiano online Free.it lo ha chiesto a Claudio Bertolotti, analista militare dell’Ispi.
Cosa sta succedendo?
“Da un punto di vista operativo non sta succedendo nulla. O meglio, nulla di significativo. Nel senso che non si sta aprendo uno scenario di allargamento del conflitto, per cui il ruolo di attori terzi è un ruolo di supporto, deterrente. Sono le parti che mostrano una potenzialità, una capacità militare ma che difficilmente le vedrà contrapposte. In prospettiva, improbabilmente saranno coinvolte forze diverse da quelle che ci sono oggi sul campo di battaglia. Sia in termini qualitativi che, molto verosimilmente, anche da un punto di vista quantitativo”.
Quindi, il fato che la Finlandia piazzi dei carrarmati ai suoi confini è semplicemente una precauzione?
“È una dimostrazione del fatto che si ha capacità e volontà di agire, di rispondere. La Nato sono decenni che fa esercitazioni ai confini con la Russia, per dimostrare la capacità militare. Quello che stanno facendo ora i Paesi al confine con l’Ucraina e la Russia è un’azione deterrente. A fronte di qualunque tipologia di minaccia o provazione da parte della Russia, ci sarebbe una risposta militare decisa. E la Finlandia storicamente ha dimostrato di sapere rispondere molto bene a quelle che sono state le minacce della Russia”.
Quindi non si allarga il fronte, vero?
“No, non si aprono ipotesi di allargamento del conflitto. Anche perché in questo momento la Russia non lo vorrebbe e forse non avrebbe nemmeno la capacità operativa di aprire un secondo fronte. Ma per andare dove? Per colpire un Paese terzo che in questo momento non è coinvolto nel conflitto? Vedo molti più punti a favore di un mantenimento dello stato di tensione attuale, che non il peggioramento dello stesso”.
Secondo lei, quali potrebbero essere i piani di Putin, arrivati a questo punto?
“Purtroppo non li sappiamo e dobbiamo diffidare da chi definisce in maniera precisa quale può essere il piano strategico della Russia in Ucraina. Inizialmente, si poteva ipotizzare un’ambizione ottimale che prevedesse un collasso dello stato ucraino. Con la fuga e lo scioglimento del governo e la sostituzione con un comando filo russo. Questo non è avvenuto, perché a differenza di quanto Putin avesse valutato, il popolo si è consolidato attorno al governo e all’idea di nazione.
Questo ha innescato una resistenza che ha portato a definire delle linee del fronte consolidate, che hanno poi consentito un rallentamento dell’avanzata russa. E una ridefinizione degli obiettivi minimi dell’ambizione russa”.
A cosa potrebbe mirare Putin?
“Potrebbe volere l’occupazione e l’annessione del Donbass e delle due sedicenti repubbliche separatistiche. Con la continuità territoriale garantita dalla presa di Mariupol fino alla Crimea. Questo potrebbe essere il primo obiettivo minimale. Ma questo solo se le cose andassero bene sul campo”.
L’esercito russo è in difficoltà dal punto di vista militare?
“L’esercito russo è un po’ in difficoltà, ma mantiene a tutt’oggi il vantaggio tattico. Cioè, è la Russia che definisce i tempi della battaglia e non l’Ucraina, che fa facendo una ottima azione. Ma difensiva. Non è offensiva o controffensiva, che sono due concetti che spesso vengono confusi. L’esercito ucraino ha fatto brillanti azioni di contrattacco ma non di controffensiva. Cioè, non ha ricacciato i russi indietro sulla posizione originaria. Li ha fatti, sì, indietreggiare in alcuni punti come Kharkiv, ma questo non vuol dire nulla”.
Prima ha parlato di obiettivo minimale per la Russia. Qual è il massimalista?
“Se le cose dovessero andar bene per la Russia, consolidando la presenza e il controllo del territorio, potremmo anche pensare a un obiettivo massimalista. Che prevedrebbe la chiusura dell’Ucraina allo sbocco sul mare. Andando a occupare Odessa e collegando le traiettorie nella Moldova e nella Transnistria. Ma questo, ovviamente, sarebbe uno scenario ottimale per Mosca che, però, farebbe dell’Ucraina una enclave terrestre senza sbocco sul mare”.
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