E’ passata un’altra settimana di guerra in Ucraina e la situazione diventa sempre più incandescente. Sia sul lato militare, sia sul lato diplomatico le tensioni continuano a crescere e gli eventi delle ultime ore sono la rappresentazione di un conflitto lontano dalla fine. Cosa sta accadendo? E come possiamo interpretare le ultime notizie? Al quotidiano online Free.it l’analisi di Francesco Strazzari, docente di Relazioni Internazionale alla S. Anna di Pisa.
La guerra in Ucraina non si ferma. Ieri sera la Russia ha colpito con due missili Kiev, nella zona dell’ambasciata britannica. A poca distanza c’era il Segretario dell’Onu Guterres in visita diplomatica in Ucraina. Oggi Zelensky ha programmato un’operazione speciale per evacuare i civili dall’acciaieria Azovstal a Mariupol. Intanto la Gran Bretagna non esclude un’operazione di terra. A che punto il conflitto? Cosa aspettarsi? Lo abbiamo chiesto a Francesco Strazzari, docente di Relazioni Internazionale alla S. Anna di Pisa.
Qual è, a oggi, la situazione della guerra in Ucraina?
“Siamo in piena escalation. Sia verticale, sia sulla dimensione orizzontale, cioè nel coinvolgimento di zone sempre più oltre confine. Questa settimana, per esempio, c’è stata la dichiarazione del governo che legittima gli attacchi del governo ucraino in territorio russo. Ci sono stati una serie di episodi più o meno oscuri che si riconducono a a una dinamica di guerra in territorio russo. E poi c’è una situazione di tensione molto palese, con tanti di esplosioni, in Moldavia e in Transnistria“.
Sul lato verticale, invece?
“Sul lato dell’escalation verticale, ovvero dell’intensità, si registra un passaggio all’uso sempre più massiccio di armi pesanti. Con la Russia che sta martellando stazioni, linee di approvvigionamento. Dall’altro lato ci sono gli Stati Uniti che la scorse notte hanno approvato il nuovo finanziamento per le spese militari. Sul fronte ucraino hanno impegnato dieci volte quello che spendono per Israele su base annua. Che già è il principale Paese beneficiario di aiuti militari. Gli USA hanno in mente di sconfiggere la Russia”.
Cosa significa questo?
“Significa che si è passati da una ipotesi di vincere non perdendo, cioè difendendo l’Ucraina a un’idea che la Russia sia sconfiggibile in territorio ucraino. C’è l’idea che l’Ucraina possa diventare una palude, il Vietnam in cui le ambizioni imperiali di Mosca vengono messe in ginocchio”.
Cos’altro possiamo registrare questa settimana?
“Soprattutto, questa settimana possiamo registrare due cose. Primo, la visita del Segretario di Stato Usa Antony Blinken e del capo del Pentagono Lloyd Austin, che hanno parlato di indebolire la Russia. Che non è la stessa cosa che respingerla, evidentemente. La seconda cosa che abbiamo sentito è che gli Usa non escludono che, alla fine questa dolorosissima vicenda, l’Ucraina possa fare presentare candidatura per la Nato. Quindi, se vogliamo, possiamo dire che siamo punto e a capo.
Dall’altro lato la Russia ha scosso la retorica ricordando a tutti che sono in possesso di armi segrete. E hanno parlato del ricorso all’arma nucleare. Quindi non c’è nulla, in questa settimana, che indichi una de-escalation. Difficile, per ora, anche un ritorno al tavolo dei negoziati”.
L’attacco di ieri sera nella zona delle ambasciate britannica è simbolica?
“Sì, lo ascriverei nelle scia di altri episodi simili. I Russia avevano tirato pesantemente di artiglieria quando Biden si era avvicinato al confine polacco. Questa settimana, mentre c’è Guterres colpiscono a pochi metri di distanza. Ed è evidentemente un messaggio. Guterres che, tra l’altro, ha espresso sentimenti di vicinanza e ha parlato che non si può parlare di operazione militare. Dal momento che ci sono soldati russi in Ucraina ma non ucraini in Russia. E ha insistito molto anche sulla questione dei crimini contro l’umanità. Per capirci. Se Guterres avesse detto quelle cose prima di andare in Russia, probabilmente non sarebbe neanche stato ricevuto.
Al tempo stesso, come dicevamo all’inizio, l’Inghilterra è stata il Paese che più si scoperto. Cioè l’asse polacco britannico, che ha una storia, è molto scoperto. Ed è anche l’asse meno europeista, se vogliamo. Al parlamento britannico qualche giorno fa si è parlato apertamente di supporto di terra all’Ucraina. Questo ha spinto la Russia a mandare un segnale forte che si esprime nel linguaggio della guerra. Quindi due missili vicino all’ambasciata”.
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