L’annuncio di Pietro Vavassori, padre dell’ex calciatore combattente Ivan Luca Vavassori, è una boccata d’aria fresca: “Mio figlio è vivo”. Adesso arriva un’altra conferma che certamente renderà tutti felici: cosa è accaduto e quali sono le novità tanto attese.
Dall’ansia per la sparizione al messaggio di speranza per il ritrovamento. Il papà di Ivan Luca Vavassori, Pietro, annuncia che l’ex calciatore combattente è vivo anche se è in ospedale.
Ivan, di cui si erano perse le tracce tre giorni fa è il figlio adottivo dell’imprenditore piemontese Pietro Vavassori e di Alessandra Sgarella, la giornalista di Domodossola che nel ’98 fu sequestrata dalla ‘ndrangheta per sette mesi, venuta a mancare nel 2011 a seguito di una malattia.
La storia di Ivan Luca Vavassori ha scosso gran parte del mondo per la “stranezza” di come, questo giovane non ancora trentenne, scomparve tre giorni fa senza lasciare tracce.
Ivan Vavassori arruolato nell’esercito di Kiev come volontario nelle brigate internazionali. Molto attivo sui social, scrive commenti, posta video per raccontare le sue missioni.
Poi il silenzio durato tre giorni e la comparsa ieri sul suo profilo Instagram di un messaggio inquietante: “Ci dispiace informarvi che la scorsa notte durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme con il quarto Reggimento. Stiamo cercando di capire se ci sono sopravvissuti”.
Tre giorni in cui il combattente italiano di origini russe arruolatosi per combattere al fianco degli ucraini, è scomparso. Oggi, però, l’annuncio di speranza del padre di Ivan, Pietro: “Mio figlio è vivo”.
Sono state ore di angoscia per la famiglia di Vavassari. Anche se Ivan è in ospedale, dopo l’attacco al convoglio nella quale sono morte 5 persone e 4 rimaste ferite, la paura ha lasciato finalmente il posto alla gioia di poter, presto, riabbracciare quel figlio combattente.
Prima della partenza per l’Ucraina, Ivan Vavassori aveva ricordato spesse volte sui social l’estrema difficoltà nella quale si sarebbe trovato arruolandosi nell’esercito. “La nostra sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito, ma preferiamo provare. Quel che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita”. Così, il 29enne aveva scritto in un post social.
Un’inchiesta conoscitiva, senza ipotesi di reato né indagati, è stata aperta dall’antiterrorismo milanese della Procura di Milano, guidata dal procuratore Alberto Nobili, sul caso di Ivan Luca Vavassori, l’ex calciatore di 29 anni che è andato a combattere in Ucraina entrando nella brigata internazionali, in supporto all’esercito di Kiev.
Il procuratore Antiterrorismo Nobili è lo stesso che al tempo segui le indagini sul sequestro di ‘Ndrangheta della madre Alessandra Sgarella. Il capo dell’antiterrorismo milanese conosce bene la storia dell’affido di Ivan Luca che al tempo conobbe ed era solo un bambino.
Ivan Luca Vavassori ha rilasciato un breve commento sui social per tranquillizzare tutti quelli che si erano preoccupati delle sue condizioni. “Ciao a tutti, grazie di tutti i messaggi di supporto che mi avete mandato. Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto. Grazie ancora a tutti per il supporto“, si legge su Instagram. Il ragazzo ha dichiarato di stare bene, nonostante quanto accaduto, non ripotando gravi conseguenze.
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